Lasciata Aberdeen ci dirigiamo verso Perth. Adagiata sulle rive del Tay, il fiume più lungo di Scozia, antichissimo borgo dei Pitti, fu la prima capitale del regno di Scozia, poiché lì era la residenza di Kenneth I MacAlpin, primo re di Alba (antico nome del regno di Scozia). Qui iniziò la Riforma in Scozia, con la predicazione di Knox dal pulpito della chiesa di San Giovanni Battista nel 1559. 

Prima però di arrivare a Perth bisogna fare due tappe, una sacra e una profana. 

La prima è la grande cattedrale di Dunkeld, intitolata a San Columba di Iona. Dunkeld è una tranquilla cittadina, di meno di 2000 abitanti, della campagna scozzese, tutta rifinita, con molti negozietti di teleria e pasticcerie con sale da tè. Pur essendo stata l’origine della seconda dinastia in ordine cronologico del regno, (quella dei Dunkeld che va da Duncan I nel 1034 a Margherita nel 1290), non troverete molte antichità , perché fu teatro di una grande battaglia nel 1689, tra i sostenitori di Giacomo VII Stuart e l’esercito di Guglielmo d’Orange, battaglia che la devastò completamente. Oltre alla passeggiata sulle rive del Tay, da vedere c’è appunto la cattedrale gotica, costruita tra XIII e inizio del XVI secolo. La chiesa è un edificio con due parti a sé stanti, di cui la parte orientale è una chiesa parrocchiale mentre la parte occidentale comprende il campanile e la sala capitolare. Il resto della chiesa è in rovina. E’ un curioso misto tra una chiesa in piena salute e rovine in stile Elgin. La sala capitolare è ora un museo che offre una collezione di reliquie, monumenti funebri e bassorilievi medievali. Un piccolo mistero è quello delle reliquie di San Colomba: le reliquie erano custodite nella cattedrale ma con la riforma furono portate a Kells, in Irlanda. Tuttavia sono in molti a ritenere che una parte di esse siano ancora a Dunkeld nascoste da qualche parte, o nella chiesa o nel parco. 

La seconda tappa, quella profana, è la sontuosa  reggia di Scone. Scone ha un passato importante. Il palazzo era l’antico palazzo dell’abate del Priorato agostiniano. Qui aveva sede la Pietra del Destino, su cui vennero incoronati i re da Kenneth I MacAlpin a Carlo II Stuart. Qui il re Costantino II, nel 906, convocò il primo parlamento scozzese, di cui fu sede fino al 1502. Residenza reale prediletta di molti sovrani (Alessandro I Dunkeld, Roberto I de Brus, Roberto II Stuart), rischiò di scomparire con la Riforma, quando una folla sediziosa proveniente da Dundee, guidata da Knox,  la mise a ferro e fuoco. Affidata da Giacomo VI alla famiglia Murray, conti di Mansfield, visse una nuova epoca di splendore nel XIX secolo, con i restauri completati nel 1808. La reggia restaurata ed era simbolo della ricchezza della famiglia. Come era d’uso nel XIX secolo i Mansfield mettevano in mostra la loro opulenza e nel palazzo sono visibili raffinate collezioni di mobili, ceramiche, avori (dalla Baviera, dall’Italia e dalla Francia) e orologi. Del passato regale è rimasto poco ma costituisce un ottimo esempio di dimora ottocentesca, con tutti i suoi vezzi e vizi. Circondata da un grande parco, con tanto di mura, una cappella del XVIII secolo e diversi pavoni è anche luogo per una lunga e piacevole passeggiata. 

Perth la sera è una città completa: pub e ristoranti non mancano. Cozze dell’Atlantico e fish & chips sono i piatti forti ma fate una tappa al King James Pub, un locale storico nel vero senso della parola, perché la sua cantina fu il luogo dove venne assassinato Giacomo I nel 1437. Lo Stuart aveva indetto un consiglio generale del regno a Perth e alloggiava nell’oggi perduto convento dei Frati Neri (Domenicani). Il re, saputo della congiura, aveva cercato di scappare attraverso un passaggio segreto nella cantina del convento, la cui parte terminale era però stata chiusa. Giacomo fu intrappolato e assassinato.

Dopo una notte a Perth, l’ultima tappa del tour è il ritorno ad Edimburgo e subito fuori la vecchia capitale scozzese ci imbattiamo nel castello di Huntingtower, una vera e propria rocca, di solida e spessa pietra, un castello medievale perfettamente conservato. Portoni pesanti, finestre piccole, due torri possenti, all’origine distinte e poi unite da una grande sala con camminamento in legno e pietra. Il castello era la sede principale del clan Ruthven, conti di Gowrie. I Ruthven, rivali degli Stuart (anni prima avevano assassinato il consigliere particolare di Maria Stuarda, il piemontese Davide Riccio, conte di San Paolo e Solbrito), tennero prigioniero nel 1582, per 10 mesi il giovane re Giacomo VI che riuscì a fuggire e li perdonò, almeno in un primo momento (salvo il conte che venne giustiziato). Dopo, però, un secondo tentativo di colpo di stato nel 1600 che coinvolse i Ruthven, il re fu meno incline al perdono verso quelli che teoricamente erano suoi vassalli: il clan venne spogliato di tutte le sue proprietà, i suoi membri vennero arrestati, annegati, squartati e decapitati. Il nome di Ruthven venne cancellato e i suoi rami cadetti furono costretti a scegliersi altri nomi. Il castello passò poi ai possedimenti della corona e infine ai Murray. Si dice anche, classico tra i classici, che il castello sia infestato da un fantasma, quello di Lady Greensleeves, al secolo Dorotea Ruthven, che sparì misteriosamente in seguito a una storia d’amore con un servitore, e la cui apparizione sarebbe presagio di sventura. 

Lasciato questo piccolo ma decisamente curioso castello, la tappa successiva è la grande Abbazia di Dunfermline. Questo è uno dei luoghi più importanti di Scozia. Residenza prediletta di Malcom III e sua moglie, Santa Margherita, nel Pittencrieff park sono ancora visibili i resti della torre-residenza del re. L’Abbazia ha una storia millenaria. Fondata da Santa Margherita, come piccolo monastero benedettino, venne notevolmente ampliata in stile romanico-normanno con Davide I, nel XII secolo. Ristrutturata nel XIX secolo, in essa hanno trovato sepoltura Malcom III e Santa Margherita, Duncan II, Donald III, Alessandro I, Malcom IV, Alessandro III e soprattutto qui riposano le ossa di Roberto de Brus, il sovrano che risolse la guerra di indipendenza scozzese nel 1314 a Bannockburn. Accanto alla chiesa ci sono i resti del palazzo reale costruito da Giacomo IV e abbandonato dopo il 1708. Qui nacque Carlo I Stuart, ultimo re nato in Scozia. Il palazzo era uno dei più grandi di Scozia ma, dopo il suo abbandono, tutto ciò che rimane sono le cucine, le cantine, l’imponente muro meridionale e il corpo di guardia, più il refettorio dei monaci. Si nota decisamente, all’interno della chiesa la divisione in due parti, quella normanna, austera in puro stile romanico, con le sue colonne semplici e massicce e quella abbondantemente rimaneggiata nel XIX secolo in stile neogotico, che conserva la tomba di Roberto I. La vecchia chiesa ora funge da vestibolo alla nuova che ha rimpiazzato l’antico presbiterio. Anche la città non è malvagia, con una grande via pedonale su cui regna la Torre dell’Orologio del municipio del XIX secolo. Dal municipio alla piazza del mercato si scorge anche una casa rosa, la Residenza dell’Abate, l’edificio, dopo l’Abbazia, più antico della città. Sulla via principale si trova di tutto: dalle librerie, alle caffetterie, dai negozi di artigianato alle panetterie Dove potrete gustare i classici timballi scozzesi di carne trita oppure di black pudding, un qualcosa di molto simile al nostro sanguinaccio.
Prima di tornare a Edimburgo, non possiamo non fare visita ad un ultimo sito che è in qualche modo fondativo del paese. Stiamo parlando del memoriale della battaglia di Bannockburn. Nel 1314 Roberto I ottenne qui la decisiva vittoria su Edoardo II di Inghilterra per il ripristino della indipendenza scozzese, persa nel 1296 quando Edoardo I assoggettò il paese e il suo monarca Giovanni Balliol. Il monumento, eretto negli anni ‘60, sul luogo dove presumibilmente si accampò l’esercito scozzese, consta di due pareti semicircolari, rappresentanti le parti contrapposte. Al centro di esse si staglia la grande bronzea statua equestre di Roberto I, modellata sulle ossa del re, scoperte a Dunfermline nel 1818. L’area monumentale riposa sopra una piccola collinetta e per arrivare ad essa si percorre un breve tratto a piedi dove al visitatore, tramite doviziosi pannelli esplicativi, viene proposta la storia della battaglia con le differenti strategie adottate dai rispettivi comandanti. Non è come rivivere Braveheart ma è impossibile non ricordarsi delle ultime parole dette da Angus Macfadyen, nei panni di Roberto: “Vi siete battuti per Wallace, ora battetevi per me!” e vinsero da veri scozzesi.

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