Fascismo è lasciar morire la gente in mare

Il 25 aprile è una data che andrebbe ricordata ogni giorno, perché fa parte di noi, di ognuno di noi, che crediamo nella nostra Repubblica e nella nostra Costituzione.

Il 25 aprile è ogni giorno, è oggi come era ieri e come sarà domani perché ogni momento dobbiamo vigilare affinché pericolose ideologie non prendano il sopravvento.

Oggi è il 25 aprile, questa è una data da ricordare che la resistenza ha liberato l’Italia e tutti gli sforzi fatti per i diritti delle rispettive persone sono stati vinti.

Non è possibile sentire che persone che con un’ideologia prendano il potere e portino al collasso l’intero sistema, solo perché hanno scelto un ramo sbagliato della vita.
La vita è piena di verità che ancora dovremmo accettare perché più andiamo avanti con la nostra evoluzione più diventiamo coscienti e dobbiamo per forza accettare la realtà dei fatti. Per questo certi pensieri che oggi non ci sembrano normali in futuro dovremmo accettarli, perché senno saremo bloccati e non andremmo avanti ad accettare i fatti.
Non si può sentire che certe persone uccidevano ai loro coetanei che erano deboli oppure che erano diversi e non avevano avuto la stessa evoluzione. Queste persone sono deboli perché non danno la possibilità alle persone di diventare forti quindi le bloccano quando sono deboli e se la prendono con quelli meno produttivi per sentirsi superiori.
Una persona forte deve accettare la sua posizione che sia in alto o in basso, perché riflette ciò che sei e fa capire il tuo livello. Le persone forti non devono bloccare alle persone deboli per sentirsi superiori, se sei forte devi dimostrare che anche se il debole diventa forte tu lo può diventare di più oppure accetti che è forte.

Il 25 aprile ricorda tutte quelle persone che si sono sacrificate per un futuro migliore che sono andate contro quelli che volevano cancellare la storia per crearne una nuova. Alla fine la libertà vince e l’essere umano non si arrenderà mai, perché ha scelto di essere libero.
La sfida che ci troviamo adesso è affrontare quei paesi dove i diritti delle persone e donne non esistono, tante persone muoiono per vedere la libertà che gli la è stata tolta, tanti vogliono sapere la verità che gliela è stata negata. Tanta gente muore per vivere senza essere controllati da altri. La nostra lotta non è ancora finita.

(Luis)

Il 25 Aprile è ogni Giorno

Ogni giorno dobbiamo lottare affinchè non pensiamo che tutto sia garantito, dobbiamo essere partigiani dell’oggi e difendere la nostra libertà con ogni nostra scelta, ogni nostro pensiero, ogni nostra azione

(Domenico)

DI CHI È LA LIBERAZIONE?

Alla cerimonia di celebrazione del 25 Aprile metterò 4 coccarde:

  • Rossa per i partigiani comunisti;
  • Arancione per i partigiani socialisti;
  • Azzurra per i partigiani monarchici;
  • Bianca per i partigiani cattolici.

Tutti costoro (con diversi numeri certamente) hanno contribuito alla Liberazione del nostro paese dall’occupazione nazista -con la complicità dei repubblichini-.
E ci sono storie, legate al quel periodo, da raccontare in ogni famiglia. La mia ne ha tre inerenti alla Resistenza.
La prima è del mio pro zio Nino, partigiano rosso, che aveva militato nelle Brigate della Repubblica dell’Ossola. Si salvò per pura fortuna dall’accerchiamento nazifascista del piccolo stato e visse poi fino al 1997.
La seconda è di un altro pro zio, tale Renzo, partigiano “azzurro”. Il povero Renzo, classe 1916 era carabiniere e dopo essere tornato vivo per miracolo dalla Russia, una volta rientrato in Italia, dopo l’8 settembre venne cercato dai neri per arruolarlo nella milizia. Rifiutò perché la sua fedeltà andava all’Arma e al Re (era convintamente monarchico a quanto so). Venne quindi fatto prigioniero e mandato nel campo di concentramento di Ravensbruck. Dopo un anno di torture e prigionia tornò in Italia, a piedi, per poi morire poco meno che quarantenne nei primi anni ’50.
La terza è una pro zia, Lena, che faceva la staffetta per i partigiani di Milano.
Ecco perché ho messo 4 coccarde, perché se persino la mia famiglia ha avuto adesioni a due diverse branche partigiane, chissà quante altre storie ci sono, degne di essere ricordate. Chissà quante famiglie hanno avuto qualcuno appartenente ai Bianchi o agli Arancioni.

Il 25 Aprile ci ricorda che c’è sempre una scelta, anzi più di una.
La Liberazione è il contributo di tutti costoro: rossi, arancioni, bianchi e azzurri. Non è semplicemente di una parte politica. Non fu sinistra contro destra, fu un moto popolare, l’ultimo grande vero moto popolare interclassista e intergenerazionale di questo paese.
La Liberazione è di chiunque abbia combattuto per cercare di avere una Italia Libera dall’occupazione straniera, anche se poi si poté contare solo sulla “cortesia” (per citare De Gasperi) degli Alleati.
Ma se non fosse stato per la loro Lotta e il loro Sacrificio di Liberazione Nazionale non avremmo avuto neanche quella.

(Andreas)

CIAO BELLI anzi BELLI CIAO

Il 25 Aprile è una data importantissima, perché sancisce la Liberazione da uno scempio nazionale, l’occupazione nazifascista. Una macchia vergognosa nella quale un governo fantoccio ha concesso l’occupazione del suolo patrio alle nefandezze e crudeltà straniere, spesso essendo connivente con esse (140 e più tra stragi ed eccidi) .

Indubbiamente la Resistenza ebbe un ruolo politico e morale preminente, laddove sul ruolo militare ebbe una funzione di sabotaggio e guerriglia sicuramente importante ma probabilmente insufficiente alla Liberazione della penisola, se non ci fossero stati gli Alleati.

La Resistenza fu un fenomeno variegato ma fu fenomeno nazionale, civile e popolare: nasce con il collasso del fascismo che mostra al popolo il vero volto del regime, ossia quelli che preferirono l’occupazione tedesca al posto della fiducia nel popolo italiano. La Resistenza fu l’aggregazione di chi nutriva ancora fiducia nel riscatto nazionale: partigiani comunisti, socialisti, popolari, liberali e monarchici. Fu un fenomeno interclassista e intergenerazionale. Certo per molti la Liberazione dal nazifascismo era solo il primo passo per uno stato nuovo, non solo nell’assetto politico ma anche in quello sociale: una nuova Patria avrebbe dovuto nascere da una Rivoluzione. Non ci sarà, anche se alcune istanze socialiste e comuniste verranno accolte nella Costituzione (una su tutti è il magnifico art. 1). Trattandosi di una guerra civile, ovviamente ci furono azioni cruente e naturalmente vendette per le violenze passate. Erano partigiani e soldati, non santi e se alla fine del ’44 erano circa 50000, una volta sfondata la linea gotica il numero crebbe in 200000 unità. Sono stati contributi importanti, sono ragazzi che si sono fatti ammazzare per una causa giusta in cui credevano, e dobbiamo essergli eternamente grati (poi le teste calde ovviamente su 200000 sai quante ne trovi).

Politicamente grazie alla Resistenza, l’Italia poteva dirsi riscattata nella sua interezza sociale e geografica. Non fu cosa da poco per il futuro immediato.

Ma il giorno della Liberazione non sarebbe completo se non ricordassimo il ruolo determinante degli Alleati: ad aprile del ’45, avevano un totale di 1 milione e trecentotrentamila uomini. E furono più di 300000 (più verso i 350000) i soldati alleati morti per scacciare oltre le Alpi i nazisti e neutralizzare i loro collaboratori nostrani: statiunitensi, canadesi, australiani, neozelandesi, britannici, francesi, marocchini, brasiliani, sudafricani, greci, tunisini, algerini, ebrei e sovietici (già perché nella nostra disastrosa ritirata da Don ci portammo come internati 5000 sovietici che una volta liberati si unirono alla Resistenza o alle truppe alleate). Anche a tutti loro, ai loro caduti, morti in una terra che non apparteneva loro e per una guerra che non avevano dichiarato (fu l’Italia fascista a dichiararla a tutti quei paesi) va e deve andare la nostra memoria.

(Andreas)

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Di admin