Di Andreas Massacra
Inverness, 47000 abitanti e poco più, situata alla foce del fiume Ness, è la capitale delle Highlands. E’ una città tipicamente a misura d’uomo, due cattedrali sul lungo fiume (Sant’Andrea per gli anglicani e Santo Stefano per la chiesa riformata) e un castello, ora non visitabile, che sormonta la città. Il castello, al suo stato attuale, risale al XIX secolo, ma ha origini che risalgono al secolo undicesimo, sotto il regno di Malcolm III. Qui Giacomo I Stuart imprigionò i signori delle Highlands, nel tentativo di ridurre la loro autonomia e la rocca fu protagonista di diversi assedi tra clan, fino alla sua decadenza nel XVII secolo. Nel 1836 venne ricostruita in arenaria e stile neogotico. Sul lungo fiume e in centro si trovano pub e ristoranti in cui mangiare tipicamente scozzese (ottimi haggis, accompagnati da patate al formaggio, salmone al forno, e pure spezzatino di anatra) ma anche, inaspettatamente, una pizza che non sfigurerebbe nei ristoranti italiani. E’ una cittadina bella da girare sia di giorno che di sera. Naturalmente le grandi attrazioni della zona stanno fuori città: stiamo parlando del lago di Loch Ness e del castello di Urquhart.

Sul lago di Loch Ness è possibile fare una crociera con la Jacobite (minimo 2h). Tuor in inglese con accento soczzese, ovviamente. Grazie alla sua elevata profondità e lunghezza (65 km) è Loch Ness il più grande lago per volume delle isole britanniche. Il suo punto più profondo è di 230 metri e contiene più acqua di tutti i laghi dell’Inghilterra e del Galles messi assieme. E’ un lago contornato da ville ottocentesche e boschi e, in lontananza, si può vedere dal battello il Ben Nevis che, con i suoi modestissimi 1345 metri, è la montagna più alta della Gran Bretagna. Il paesaggio è davvero spettacolare: un lago stretto, con acque scure, un lago la cui fine è impossibile da scorgere in lunghezza, contornato da colline verdi e spioventi. Naturalmente una menzione la merita il fantomatico Nessie, il leggendario mostro del lago. Le storie sull’esistenza del criptide risalgono a San Columba di Iona che lo ammansì e gli intimò di tornare nelle acque profonde. Ovviamente tutte le testimonianze fotografiche si sono rivelate false o facilmente falsificabili. Il mito della creatura che vivrebbe nel lago nasce e si sviluppa negli anni ‘30, con una serie di avvistamenti e fotografie, rilanciate sui giornali locali. Per essere “più realisti del re” Nessie non potrebbe esistere per tre ragioni principali: non ci sono tracce; non avrebbe di che cibarsi, date le sue dimensioni di mostro e l’ambiente piccolo del lago; se fosse un solo esemplare non si spiegherebbe come potrebbe vivere per tanto tempo e se ci fossero sufficienti esemplari per propagare la specie, sarebbe impossibile non averne traccia alcuna. Fine della storia. Resta il folklore legato al misterioso presunto plesiosauro.

La crociera base arriva fino al castello di Urquhart, che si può poi raggiungere in macchina. Ora è allo stato di rovina ma giocò un ruolo cruciale per tutto il medioevo scozzese, essendo un punto di guardia fondamentale per il passaggio nelle Highlands e venendo conteso da molti capi clan e dalla corona scozzese. In particolare fu il clan MacDonald a contendere il castello prima ai Dunkeld e poi agli Stuart. Venne definitivamente abbandonato dopo la sconfitta dei giacobiti nel 1690, quando fu fatto saltare per aria dagli inglesi per evitare che i sostenitori di Giacomo VII lo rioccupassero. Il castello di Urquhart si trova a 21 km da Inverness, su Strone Point, un promontorio triangolare sulla sponda nord-occidentale di Loch Ness, e controlla il percorso lungo questo lato della valle Albyn e della valle Urquhart. L’ambiente incontaminato, il fascino della rovina romantica e la posizione che controlla valli e lago, rendono la visita al castello tra le cose più suggestive che si possono ammirare in Scozia. Per altro le rovine sono ben documentate con pannelli che descrivono i vari ambienti. Si possono comunque distinguere bene il mastio, il barbacane, il corpo di guardia e la piazza d’armi. Sia per Urquhart che per la crociera sul lago vale il suggerimento di munirsi di un efficace antivento, a maggior ragione se andate lì in autunno o in inverno.
Lasciata Inverness con il suo malioso paesaggio lacustre, ci dirigiamo nel Moray, per vedere un’altra attrazione caratteristica della Scozia, le cattedrali in rovina, nella fattispecie quella di Elgin, sede vescovile del Moray. L’imponente cattedrale, costruita agli inizi del XIII secolo in stile gotico, ha una storia tormentata e ha subito incendi e devastazioni sia dai MacDonald che dagli Stuart. Venne sempre riparata e ricostruita più robusta di prima ma fu definitivamente abbandonata, salvo un uso sporadico, nel 1560, con la nascita della Chiesa Riformata di Scozia. Il crollo definitivo, dovuto all’incuria, risale al 1711, quando cadde la torre centrale portando con sé tutta la navata. Il parco archeologico è molto curato e le rovine ben tenute: un prato inglese in cui si respira una certa malinconia spirituale… Il Moray è però anche terra di Whisky, come le isole del resto: Glenfiddich, Glenlivet, Glen Moray hanno tutti casa qui e offrono tour delle distillerie e degustazioni. Non rimane che da scegliere, con un po’ di anticipo, perché il rischio è di non trovare posto.
Dopo una degustazione, proseguiamo lungo la costa orientale e presso Stonehaven, poco oltre Aberdeen, si può ammirare forse il complesso più incredibile e inaspettato di questo giro: il castello di Dunnottar. Molto meno frequentato di altri castelli, come Urquhart o Stirling, meriterebbe invero di essere tappa obbligatoria di qualsiasi giro di Scozia. Il castello è situato su una piccola penisola a picco sul Mare del Nord, collegata alla terraferma da un sottile istmo. Posto su uno sperone di roccia alto 40 metri a picco sul mare, l’unica via d’accesso è una stretta mulattiera, che dalla costa scende fino all’istmo per poi risalire fino all’angusto portoncino del castello. Si percorre ancora uno sterrato e si arriva all’area monumentale del castello, composto da rovine ma ben conservate. Si riconoscono nitidamente il mastio, la sala da ballo, la cisterna, le stalle, la cappella, le stanze del conte e della contessa e i sotterranei. Da quasi ogni punto del castello si beneficia poi di un panorama d’eccezione, poiché da esso si può godere della vista delle brune scogliere della baia di Tornyhive. Dunnottar era un vecchio forte dei Pitti, poi trasformato in castello in muratura che, ampliandosi, assunse i tratti di una vera e propria cittadella fortificata nel XII secolo. Visse il suo momento di splendore dal XIV al XVIII secolo. Nel ‘300 divenne infatti proprietà dei Keith, Marescialli di Scozia e quindi il castello divenne sede degli “Onori di Scozia” , qualora fossero risultati in pericolo ad Edimburgo.
Nel 1685 fu anche luogo di un tristo episodio: 167 covenants (presbiteriani), che rifiutarono la Restaurazione Giacobita vennero imprigionati nei sotterranei, per giorni, senza acqua, cibo, giacigli e naturalmente bagni. Lo spazio era così stretto da costringerli a stare in piedi. Morirono di fame, malattia o cercando la fuga gettandosi dalla piccola finestra a picco sul mare. Il castello venne poi abbandonato e smantellato nel 1715, quando il Conte Maresciallo prese parte all’insurrezione giacobita contro gli inglesi. I restauri vennero poi fatti nel 1925.
Dunnottar è però fascinoso anche da fuori, facendo due passi sui sentieri delle scogliere: i punti panoramici tra verdi declivi sono numerosi e si può cogliere tutta la poesia del castello che si staglia solitario quasi in mezzo al Mare del Nord.
Prima che faccia buio non resta che visitare Aberdeen, la terza città di Scozia: oltre alla gotica cattedrale di San Macario e al King’s College si sviluppa una città granitica in stile vittoriano. Granitica nel senso che lo sviluppo ottocentesco della città ha fatto largo uso di questa pietra sia per l’edilizia monumentale che per quella privata. Il teatro, la cattedrali cattolica e anglicana, il Marischal College, la galleria d’arte e il municipio… Aberdonia (in italiano è così) detta anche Città di Granito o Città d’Argento (perché il granito locale ha forti inclusioni di mica) è viva anche di sera e non si fa fatica a trovare locali dove bere e mangiare, giusto per ristorarsi e poi pernottare prima di ripartire in direzione di Perth, primo nucleo del regno scozzese.