Di Andreas Massacra

Iniziamo col dire che in una settimana è impossibile fare un giro completo della Scozia. Quello che vi verrà narrato in questo reportage è un giro di 7 giorni, un anello da Edimburgo a Edimburgo, passando per Glasgow, Inverness, Aberdeen e Perth.

Il castello di Edimburgo

Visto che molti castelli, abbazie e rovine sono in città vicine alle principali o in luoghi di aperta campagna, il modo migliore è quello di noleggiare un’auto. Non è facile abituarsi alla guida a destra e bisogna prestare molta attenzione. Bisogna prestare attenzione anche alla polizia locale, molto ligia, molto attenta e di certo non incline a chiudere alcun occhio. Pagare i parcheggi, al di là del rispetto etico delle regole, conviene, anche se, se ad esempio si superano le 5 ore di sosta, la cifra equivale a quella della multa (fidatevi però che ve la beccate).

La Scozia è stata per lungo tempo protagonista della storia europea, fino almeno al XVIII secolo, era una monarchia la cui voce contava, non tanto per la potenza in termini assoluti, quanto per il suo ruolo di spina nel fianco della monarchia inglese, decisamente più importante nello scacchiere europeo.

Iniziamo dunque il giro da Edimburgo, la capitale del paese dal 1452. Entrando in città si notano, grosso modo, i periodi di grande espansione urbana: la periferia più nuova, la zona della prima metà del ‘900, la Città Nuova con i suoi edifici di fine ‘800 in stile neogotico e poi la Città Vecchia, il nucleo più antico della città che si snoda tra il Castello e la Cattedrale presbiteriana di Sant’Egidio. La Città Vecchia è sita su una collinetta separata dalla città nuova da una faglia in cui è collocata la stazione. Partiamo dal castello, detto “Castle Rock”. Grande, imponente, domina la città, si ritiene che sia stato fondato nel VII secolo dai celti col nome di Din Eidyn (fortezza di Eidyn). Nei secoli ha subito varie espansioni con Malcom III, Davide I, Davide II, Giacomo VI (che vi nacque nel 1566) e dai successivi governatori inglesi.

Il castello di Edimburgo

Se vogliamo è anche un po’ il simbolo del potere inglese. Il castello assume i contorni di una vera e propria cittadella e vi si trovano: la cappella di Santa Margherita, fatta costruire da Davide I, in memoria della santa madre, morta lì nel 1093; i resti della torre di Davide II; il Palazzo del Parlamento voluto da Giacomo IV; il Palazzo Reale, dove risiedeva Maria Stuarda e nacque suo figlio Giacomo VI Stuart e dove ora sono contenuto i Tesori di Scozia. Gli “Honours of Scotland” sono la corona del 1540 (realizzata in oro con 94 perle, 10 brillanti e 33 pietre preziose), lo scettro in oro e quarzo e soprattutto la Pietra del Destino, sulla quale furono incoronati i Re di Scozia (da Kenneth I MacAlpin a Carlo II Stuart), tornata in Scozia nel 1996 dopo sei secoli d’esilio a Westminster. Infine si possono visitare il palazzo del governatore e il Memoriale della I Guerra Mondiale, costruito nel 1927. Insomma quasi un percorso storico attraverso la storia politica del paese, essendo questo luogo stato vissuto dai suoi maggiori protagonisti.

Proprio di fronte all’entrata principale del castello, giusto un poco defilata, a 200 metri sta la Cattedrale di Sant’Egidio.

Cattedrale di Sant’Egidio

Fondata da Davide I nel XII secolo, fu cattedrale solo al tempo dell’episcopalismo di Carlo I e si presenta ora come una magnifica chiesa parrocchiale in stile gotico. La chiesa ha subito aggiunte (come la bellissima Cappella del Cardo a fine ‘800) e ampissimi rimaneggiamenti (l’ultimo dei quali a fine XIX secolo) ed ha una storia architettonica intricata; qui predicò John Knox (fondatore del quaccherismo), qui si svolsero aspri confronti tra cattolici, riformati e poi anglicani. Il suo campanile, in cui archi rampanti in pietra ricurva costituiscono una forma aperta di corona arrotondata, è uno dei monumenti più famosi e distintivi di Edimburgo.

Da vedere ovviamente non ci sono solo questi due monumenti, ne citiamo giusto altri due: il Monumento a Sir Walter Scott e Calton Hill. Il primo è una torre alta 61 metri in stile neogotico costruita nel 1844, un’unica grande guglia con 68 statue e 32 nicchie. Sotto la volta della guglia sta la Statua di Walter Scott. Calton Hill è una altura con alcuni interessanti monumenti neoclassici e da cui si vede la Città Vecchia e l’estuario del Firth of Forth. Notevoli sono: il National Monument, progettato per rendere omaggio ai caduti nelle Guerre Napoleoniche, che voleva ricalcare il Partenone, ma che non fu portato a termine per mancanza di fondi; il Monumento a Horatio Nelson, il grande vice-ammiraglio della battaglia di Trafalgar, sul quale è possibile salire; il piccolo osservatorio astronomico e il memoriale di Dugald Stewart, filosofo e matematico tra i più importanti della stagione dell’illuminismo scozzese.

Lasciamo Edimburgo ora e spostiamoci verso uno dei luoghi più importanti di Scozia, uno dei castelli meglio conservati, quello di Stirling. Stirling non è solo uno dei più importanti castelli di Scozia ma anche è tra più grandi complessi dell’Europa Occidentale. Sito sopra uno spuntone di roccia vulcanica, circondato su tre lati da ripidi dirupi è per antonomasia il Castello di casa Stuart. Furono infatti i sovrani di questa dinastia ad ampliare la vecchia rocca costruita da Alessandro I, usandola come residenza. Ogni re Stuart, da Roberto II a Giacomo VI diede il suo contributo.

Castello di Stirling

A rendere questo castello una residenza rinascimentale completa fu in particolare Giacomo IV che voleva un castello che fosse degno delle mire e delle ambizioni internazionali che il regno aveva a quel tempo. A cominciare dai giardini, all’epoca in stile italiano, con tanto di campi da pallacorda; e poI la Sala Grande, con una ampia volta a capriata lignea e intonacata esternamente con una calce gialla detta “l’Oro del Re”; la vecchia Loggia Reale e la Cappella Reale (costruita da Giacomo IV e rinnovata da Giacomo VI). Sontuosa era la corte, che ospitava medici, musicisti, alchimisti e grandiosi i banchetti e i ricevimenti del Re. Le ambizioni però di Giacomo IV terminarono con la sua morte a Flodden Field, contro gli inglesi. A succedergli nel 1513 fu il figlio, di soli 17 mesi, Giacomo V. A lui si deve la costruzione del nuovo Palazzo Reale, il primo vero palazzo rinascimentale delle isole britanniche. Completato alla fine degli anni quaranta del Cinquecento consta di due residenze una del Re e una della Regina, per un totale di sei appartamenti. Fu in questo palazzo che crebbe Maria Stuarda, figlia di Giacomo V. All’interno del Palazzo Reale sembra di fare un viaggio nella residenza così come era 5 secoli fa. L’audioguida, forse esagerando, dice che questa era una delle corti più sfarzose e grandi d’Europa… forse questo no ma con la loro residenza gli Stuart volevano mettersi alla pari delle grandi casate rinascimentali e legittimarsi così nel nuovo ambiente culturale europeo. E’ importante dire che il castello nel suo stato attuale è frutto di restauri del XIX e XX secolo, restauri che però hanno seguito il più fedelmente possibile quelle che erano le testimonianze sull’aspetto originario degli interni degli edifici.

Dall’orgoglio di casa Stuart ci spostiamo verso ovest e sulla via per Glasgow facciamo una piccola ma gustosa, storicamente parlando, deviazione alla ricerca delle niente affatto ottimamente segnalate rovine del Vallo di Antonino Pio.

Resti del Vallo di Antonino Pio

L’imperatore romano Antonino Pio (il cui regno di 24 anni fu caratterizzato da un’epoca di pace interna e di floridezza economica e che fu così apprezzato dai contemporanei, per saggezza e capacità amministrativa, da guadagnarsi il titolo di Pius in vita) , andando oltre il vallo adrianeo, ne fece costruire uno più a nord. Iniziato nel 142 e completato nel 144 d.c. era lungo 63 km con 26 forti. Di esso, abbandonato sotto Marco Aurelio vent’anni dopo la costruzione, non è rimasto molto e le rovine più significative si trovano a Bar Hill. Scarsamente segnalate, si deve fare un pezzo a piedi per raggiungerle. Se ci immaginiamo una qualsiasi rovina romana in Italia, Francia o Spagna, queste sicuramente non reggono il confronto: di fatto sono rimasti i tracciati delle costruzioni e qualche pietra a testimoniare l’esistenza di un forno e di locali termali dedicati al relax dei legionari di stanza in queste terre fredde. Viene da pensare che, tutto sommato, fosse andata meglio a loro rispetto ai colleghi delle legioni sul confine desertico con il riottoso, e sicuramente più organizzato, Impero dei Parti. Rimane il paesaggio davvero suggestivo (un piccolo ma ben curato parco archeologico sopra una collina contornato da verdi pascoli) e, in un qualche senso, l’emozione di essere tra i pochi turisti che si ricordano che il mondo romano si spinse fino a quelle latitudini.

Con una giornata così piena, l’arrivo a Glasgow è in serata, decisamente troppo tardi per vedere qualsiasi cosa ma fortunatamente non così tardi da non trovare da mangiare. Se mangiate cinese, i prezzi non sono abbordabili come quelli italiani, ma i piatti sono assai più abbondanti e la cucina di molto più verace rispetto a quella che di norma si trova qui. Immancabile infine la bevuta di una birra in un pub, prima di ritirarsi definitivamente.

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