Di Magali Prunaj
C’era una volta un uomo che un giorno salvò il popolo d’Israele. C’era una volta un uomo che, cresciuto dalla figlia del faraone, uccise un soldato egizio che bastonava un ebreo. C’era una volta un uomo che, fuggito nel deserto, obbedì a una voce che lo intimava di togliere i sandali poiché calpestava una terra sacra. C’era una volta un uomo al quale, un giorno, una voce gli si rivelò come Yahweh, il Dio d’Israele. C’era una volta un uomo che udì una voce che lo incaricava di salvare il popolo d’Israele prigioniero in terra d’Egitto.
L’uomo partì per l’Egitto, secondo alcuni con la moglie, i figli e il fratello, secondo altri da solo, e, davanti al faraone, chiese la liberazione del suo popolo. Il faraone, che aveva reso schiavi gli ebrei per paura che si alleassero coi suoi nemici, rifiutò e rifiutò più volte. Furono allora predette le dieci piaghe d’Egitto.
L’acqua del Nilo si tramutò in sangue, uccidendo tutti i pesci. Trovato comunque un modo per scavare dei pozzi e avere acqua potabile il faraone non si fece impressionare dal prodigio. Arrivarono allora le rane che, invaso il palazzo del faraone, alla loro morte lasciarono un tale fetore da diffondersi in ogni angolo del paese. Ma anche in questa occasione il faraone non si fece impressionare. Poi arrivarono le zanzare e poi le mosche, portando malattie e pestilenze. Il faraone, questa volta spaventato, concesse agli ebrei di andarsene ma, dopo tre giorni e scomparsi tutti gli insetti, ordinò ai suoi soldati di ricondurli in schiavitù. Allora morirono gli animali, affamando così il popolo. Gli animali superstiti, insieme agli uomini, furono poi colpiti da ulcere dolorose. Una spaventosa pioggia di grandine e di fuoco si abbatté su tutto il paese, sradicando alberi e piante. Poi arrivarono le locuste, che divorarono i raccolti. L’Egitto fu punito ancora una volta con tre giorni di tenebre fitte e dense. Non ottenendo ancora la libertà l’Egitto fu colpito da un’ultima terribile piaga: la morte di tutti i primogeniti maschi. Agli israeliti fu detto di procurarsi un agnello e di cospargere col suo sangue la porta di casa cosicché l’Angelo della morte riconoscesse le loro abitazioni e passasse oltre. Mentre gli ebrei festeggiavano la liberazione ormai prossima mangiando agnello, pane non lievitato ed erbe amare, i figli d’Egitto morirono. Allora il faraone ordinò loro di andarsene.
E l’uomo che salvò dalla schiavitù gli ebrei, che separò le acque del mar Rosso e ricevette sul monte Sinai le tavole della legge direttamente da Dio, fu salvato in fasce dalle acque del Nilo da una figlia del faraone.
Ordinato dal faraone di uccidere tutti i figli maschi degli ebrei, una madre affidò la vita del figlio alla sorte, alle insidie del fiume abbandonandolo in una cesta.
Quel bambino era Mosè.
E quella madre preferì tentare la sorte, pensando che l’acqua di un fiume, con tutti i suoi pericoli, con tutte le sue incertezze, fosse l’alternativa migliore.
Sono morti in 64 a largo di Crotone. Il più giovane aveva tre mesi.