Di Magali Prunaj

Una famiglia povera che non ha nulla da mettere in tavola per sfamare la numerosa prole, un bambino malato che probabilmente non supererà l’inverno, un nipote devoto, un uomo tanto ricco quanto avaro, di borsa e di cuore, e dei fantasmi, la nostra coscienza che ogni giorno decidiamo se ascoltare.

Questa, in soldoni, la storia di Canto di Natale, il più famoso dei libri dedicati al Natale di Charles Dickens. Il romanzo narra appunto dell’avaro Scrooge, datore di lavoro perfido e zio poco attento, che la notte della Vigilia di Natale riceve la visita di 4 fantasmi. Il primo, accompagnato da pesanti catene, è il suo defunto socio Marley che lo mette in guardia da una vita fatta di rabbia e di accumulo di ricchezza fine a se stessa. Prima di sparire per sempre Marley annuncia che quella notte si presenteranno altri tre fantasmi: il Natale passato, il Natale presente e il Natale futuro.

Ciascuno dei tre rappresenta un pezzetto della coscienza di Scrooge, cosa è accaduto che lo ha trasformato nell’uomo di pietra di oggi, cosa accade intorno a lui in questo momento, di bello e di brutto, e di cui non è consapevole perché troppo impegnato ad accumulare ricchezza e cosa accadrà se la sua vita non cambierà rotta.

Una feroce critica alla società inglese dell’epoca di Dickens, una società dove le disparità sociali, ed economiche, erano tanto evidenti quanto devastanti. Povertà, sfruttamento, mancanza di istruzione e inaccessibilità alle cure mediche. Condizioni esasperate proprio dalla legge che voleva combattere la povertà, la “poor law”, approvata dal Parlamento inglese nel 1832 e rimasta in vigore fino a dopo la seconda guerra mondiale. La norma, che sostituiva quella precedente di epoca elisabettiana, voleva migliorare le condizioni di vita della classe lavoratrice ma, in pratica, fu un provvedimento abbastanza inutile non incidendo particolarmente sulla vita, sull’emigrazione e sulle opportunità di lavoro.

Dickens, comunque, ci dà sempre una speranza. Alla fine del suo viaggio nel passato, presente e futuro Scrooge scopre di avere ancora una possibilità di cambiamento. Compra un enorme tacchino e lo dona alla famiglia del suo assistente, si impegna a curarne il figlio minore e a vivere nella sua comunità, partendo proprio da casa del nipote, l’unico che ha continuato a sperare in un ravvedimento di Scrooge.

Quasi due secoli fa Dickens ci diceva che i buoni propositi di cambiare vita non solo erano possibili ma anche realizzabili.

Ma chissà come un moderno Dickens commenterebbe la situazione inglese attuale. Secondo uno studio recente, tra il 22 novembre e il 4 dicembre, prima dell’ultima ondata di freddo, il 19% della popolazione adulta ha consumato pasti meno abbondanti, il 17% ha consumato alimenti scaduti, il 6% rimane col frigo vuoto per diversi giorni e 1 inglese su 6 si ritrova a esaurire contemporaneamente scorte alimentari e risparmi mensili.

La Gran Bretagna, insomma, si prepara ad affrontare un Natale dickensiano, con temperature previste intorno ai 18 gradi sotto lo zero, bollette di luce e gas estremamente elevate, tanto che una buona fetta della popolazione ha deciso di non usare il riscaldamento.

Esattamente come nell’ottocento, il governo ha deciso di agire e di venire in aiuto non solo dei più indigenti ma anche della classe media con provvedimenti che limitano i costi dell’energia. Quanto queste iniziative saranno simili al “poor law” non è dato saperlo. E mentre anche in Italia attendiamo tavole imbandite e case riscaldate senza che i nostri conti correnti si tingano di un rosso natalizio, possiamo iniziare a vivere in maniera più consapevole, evitando sprechi alimentari ed economici e accontentandoci delle piccole cose che ci offre il nostro quotidiano.

È forse finalmente giunto il momento di smetterla di fare liste infinite di buoni propositi per il nuovo anno e di iniziare da piccole cose delle quali beneficeremo non solo noi, ma anche tutta la collettività che ci circonda e nella quale siamo immersi.

Questo, probabilmente, ci insegna Dickens ancora oggi, nel 2022 quasi 2023.

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