Di Andreas Massacra

Abbandoniamo la Svanezia per dirigerci verso la più famosa regione marittima della Georgia, l’Agiaria, la repubblica autonoma situata nella parte sud ovest del paese che fu repubblica autonoma fin dai tempi dell’Unione Sovietica, in quanto abitata dagli agiari, un sottogruppo etnico dei georgiani. La capitale dell’Agiaria è la terza città della Georgia, l’antichissima Batumi. Fondata dai greci nel V secolo a.c. di quella città non è rimasto nulla. Come tutta l’Agiaria ha una storia travagliata: dai greci, all’Iberia, al Ponto; dai romani, ai bizantini, alla Lazica; dagli omayyadi, al regno di Georgia, agli ottomani; dalla Russia degli zar, all’Unione Sovietica, alla moderna Georgia. Batumi è il grande polo turistico marittimo del paese ed è frequentatissimo da russi e turchi (perché il nazionalismo può andar bene, ma se portano soldi vanno bene anche quegli altri). E’ una città nuova, che ha avuto un grande sviluppo negli ultimi 30 anni. Se si giunge in città di sera, la si vede spettacolarmente illuminata. Batumi è una città, come tutte le località turistiche, da vivere più che da visitare.

Hotel Meridien

Passeggiare per la città significa aggirarsi tra architetture moderne e concettualmente nuove: l’Hotel Meridien, una alta torre con la ruota panoramica dorata; la bianca torre dello Sheraton e il sinuoso edificio del Radisson Hotel. Tutte architetture da osservare con attenzione. Dal quartiere degli hotel ci si può facilmente spostare al Miracle Park, un enorme parco che costeggia la spiaggia, ricco di nuovi monumenti (come le fontane danzanti, il colonnato romano, l’Octopus Café) e che sfocia verso il porto turistico che merita una sosta fisica e letteraria. Da vedere c’è la Torre dell’Alfabeto, alta 130 metri, costruita nel 2011, che simboleggia l’unicità dell’alfabeto georgiano: due bande elicoidali che simboleggiano il DNA sono incise con le 33 lettere dell’alfabeto georgiano. Bello il concetto, la torre, però, è stata per lungo tempo semi abbandonata e ora non è proprio uno splendore.

Torre dell’Alfabeto

Accanto alla torre c’è la ruota panoramica e davanti a lei le famose statue di Alì e Nino. Sono le due famose statue, laminate e semoventi, che letteralmente si compenetrano a simbolo di un amore, e di una pace, impossibile. Le gigantesche statue risalgono al 2010 su progetto di Tamara Kvesitadze e rappresenta i due amanti: l’azero Alì e la georgiana Nino, che nel romanzo del 1937 di Kurban Said, sono due giovani che concretizzarono la loro unione nei turbolenti anni della prima guerra mondiale, della fine dell’Impero Ottomano e della nascita dell’URSS. Amore osteggiato da differenze culturali e tragico infine, data la morte di Alì per resistere all’invasione sovietica.

Le statue di Alì e Nino

Spostandosi verso la città vecchia va vista Piazza Europa (con la colonna di Medea) e l’Opera di Batumi, con la statua dorata del Nettuno, ma soprattutto Piazza Italia e la Chiesa bizantina di San Nicola. La prima è una moderna piazza che richiama lo stile rinascimentale italiano, realizzata nel 2010 con un enorme mosaico di 106 mq, che raffigura elementi decorativi marini e floreali. Di fianco ad essa la vecchia chiesa ortodossa di San Nicola, costruita a metà ‘800 in stile neobizantino e splendidamente affrescata.
Vale infine la pena di fare un salto all’enorme mercato del pesce: colpisce la varietà e la freschezza del pescato, oltre alla possibilità di gustare direttamente in loco i prodotti ittici che vengono cucinati sul momento. Per il resto bisogna assaggiare il Khachapuri all’agiariana, che consiste in pane, a forma di occhio o barchetta, contenente burro, formaggio fuso e uovo. Per gustarlo prima bisogna disfare il tuorlo nel formaggio fuso e poi pucciarci il bordo del pane.

La Georgia è però anche bellezza naturale, come si è sempre rimarcato negli articoli precedenti, dunque vale la pena soffermarsi su due attrazioni.
Dopo l’elegante e moderna Batumi, ci spostiamo alle grotte di Prometeo, scoperte in Imerezia nel 1984.

Grotte di Prometeo

Una formazione carsica che scende fino a 40 metri sottoterra: 16 grotte tra formazioni rocciose alternate e formazioni calcaree, distribuite in oltre un chilometro di sentieri, percorribili a piedi, costeggiate da laghi e fiumi sotterranei. Il loro nome deriva dal fatto che alcune tradizioni mitologiche identificano le colline di Imerezia come il luogo in cui avrebbe dimorato il leggendario figlio di Giapeto che rubò il fuoco agli dei. L’escursione a piedi, guidata, è lunga più di 1km, cui si aggiungono 250 metri in barca sul fiume sotterraneo, ed è accompagnata da giochi di luce e musica, che rendono più suggestive le stalagmiti, le stalattiti, le colonne e i fogli.
Subito vicino alle grotte, si trova il canyon Martvili, nella regione storica della Mingrelia.

Il clima nella piana di Mingrelia è caldo e umido e il canyon, con il suo fiume era una località balneare dei Dadiani, la dinastia del principato di Mingrelia, dipendenti, si fa per dire, dal regno di Imerezia. Scavata dal fiume Abasha, la gola di 2,4 km ha pareti rocciose alte da 50 a 70 metri e numerose cascate. I visitatori esplorano l’area attraverso un sentiero a piedi di 700 metri e con un breve giro di 15 minuti in un gommone a remi. Il paesaggio è davvero unico: sottili tronchi d’albero e massi ricoperti di muschio che fanno da contrasto alle turchesi acque del fiume e delle piscine naturali.

Il tempo è tiranno e come si è detto le strade della Georgia non consentono spostamenti agevoli: sono strade statali che passano in mezzo a paesi in cui sovente si incontrano animali, dai cani alle mucche, dai maiali alle capre, dalle galline alle pecore. Ci sarebbe da andare anche a Borjomi e Vardzia ma si fa quel che si può in 8 giorni.
Così ci restano poche cose ancora da poter vedere. Una di queste è la colonna di Katskhi, una roccia che si erge come una colonna solitaria, un monolite calcareo di 40 metri ai piedi di una collina.

Colonna di Katskhi

Sulla sommità di esso è sito un piccolo complesso, una chiesa intitolata a Massimo il Confessore (teologo bizantino ai tempi di Eraclio che morì in Georgia nel VII secolo), una cripta, tre celle e una cantina. Il romitorio venne fondato nel VI secolo, ed ospitava degli stiliti; fu poi abbandonato dopo il XIII secolo, restando fino a 1944 allo stato di rudere. In quell’anno lo scalatore ed esploratore Alexander Japaridze, lo riscoprì, scalando il pilastro e le ricerche ne ricostruirono la storia. L’attività religiosa è ripresa nel 1995, quando l’eremo venne restaurato per opera del monaco Maxim Qavtaradze. Ad oggi è accessibile solo ai monaci tramite una irta scala. Una carrucola permette la missiva di oggetti e viveri al romitorio. Ai piedi della colonna si trova il campanile, una chiesetta intitolata a Simeone Stilita e le vecchie mura di cinta.

Nel poco tempo rimasto va dato uno sguardo a Kutaisi, capitale del regno della Colchide, città del leggendario re Eete, capitale del regno di Georgia fino all’inizio del XII secolo e poi capitale del regno di Imerezia. Da visitare c’è la cattedrale Bagrationi, costruita da Bagrat III di Georgia che lì vi fu sepolto nel 1014. Distrutta da varie invasioni (a partire da quella ottomana del XVIII secolo), il restauro è iniziato negli anni 50 del XX secolo (tutta la parte superiore della chiesa) ma sono ben visibili resti di alcuni affreschi e mosaici. L’altro importantissimo luogo di culto è il Monastero di Gelati, monumentale complesso medievale, restaurato di recente, fondato nel 1106 da Davide IV il Fondatore che è sepolto lì. Davide è stato il re che nel 1121 sconfisse i Selgiuchidi nella battaglia di Didgori, permettendo l’indipendenza della Georgia tanto dai grandi Selgiuchidi d’Iran, quanto da un sempre più in difficoltà Impero Romano d’Oriente. E’ sempre stato uno dei maggiori centri culturali del paese nel medioevo, nell’accademia di cui era dotato trovavano “casa” filosofi, teologi, poeti e matematici del tempo e lì ha trovato riposo anche la regina Tamara di Georgia. Mirabili sono gli affreschi e i mosaici delle tre chiese che compongono il complesso (Natività della Vergine, San Nicola e San Giorgio) e il peso della storia si fa sentire per via delle tombe di altri illustri sovrani georgiani: Demetrio I figlio di Davide il Fondatore, sotto il cui regno si concluse la costruzione del monastero, gli ultimi re di Imerezia (Salomone I e Salomone II e i sovrani soot cui iniziò la disgregazione dell’unità del regno georgiano (Bagrat VI e Alessandro II). L’ultima attrazione rende il meglio di sé la sera, perché illuminata con fari di vari colori, magari dopo aver gustato i khinkali, specialità dell’Imerezia, ed è la moderna (1995) ed elegante Fontana della Colchide, di fronte al teatro Lado Meskhishvili. La Fontana racchiude un insieme di 30 copie ingrandite di gioielli prodotti dall’antico popolo dei Colchi, posti su livelli concentrici.

Ffontana della Colchide Kutaisi

Il tempo di questo giro, 10 giorni, è giunto al termine ed è il momento di tornare in Italia, col ricordo ben vivido di una terra dalla voce antica che si sta affacciando ora sul mondo del turismo moderno e che merita un viaggio per sentire questi echi lontani.

Loading