Di Andreas Massacra
Lasciamo definitivamente Tbilisi e dirigiamoci verso nord-ovest. La meta? La remota e difficilmente accessibile regione montuosa della Svanezia. Per raggiungerla ci vogliono 9 ore di macchina, si oltrepassa Zugdidi, la capitale della dinastia dei Dadiani e si seguono le indicazioni per Mestia, il capoluogo della regione storica. La strada, non esattamente adatta ad un grande traffico, costeggia la vallata del fiume Enguri, regalando scorci spettacolari.

La Svanezia è davvero la perla del Caucaso: qui si trovano ben 4 delle 10 montagne più alte della catena montuosa, compresa la più alta montagna della Georgia, lo Shkhara (5200 metri circa). Le montagne sono impervie, il clima poco clemente, la maggior parte del territorio si trova sopra i 1800 metri di altitudine, cosa che la rende la regione abitata più alta d’Europa (come altitudine media). E’ una regione in cui l’arcaicità la si può respirare. Quando Strabone, nella “Geografia”, menzionava i georgiani della Colchide, si riferiva agli svani, abitanti di una regione successivamente contesa a lungo tra bizantini e persiani, che fu poi la roccaforte della regina Tamara Bagrationi, tra i più capaci e grandi sovrani e politici medievali della Georgia. Fu una delle poche regioni a non conoscere le invasioni mongole e timuridi, vivendo come realtà autonoma dei vari regni che seguirono lo sgretolamento della realtà statuale georgiana. Anche per gli svani venne però il momento delle invasioni, nel XIX secolo.

Dopo una guerriglia ventennale (a seguito della sottomissione all’Impero del principe di Svanezia Costantino Dadashkeliani nel 1833) , lo Zar riuscì a sottomettere la regione nel 1876 con la caduta e la distruzione della fortezza di Khalde. Gli svani sono dunque un popolo molto fiero e anche molto “cocciuto”, secondo almeno la vulgata georgiana. Temprati però dall’asprezza del luogo, sono anche ospitali e ben contenti di mostrare la loro terra.
E allora vediamola. La prima cosa che salta all’occhio è che ogni cittadina è tempestata da torri (koshkebi) alte tra i 15 e i 30 metri, costruite tra il IX e il XV secolo, dalle varie famiglie, clan, per protezione e prestigio. Alcune di queste sono tuttora abitate, mentre altre, quantunque salde, sono però in disuso. Mestia (2000 anime), il capoluogo ai piedi del monte Ushba, ne conta più di 30. Ed è veramente suggestivo girare la città contornati dalle torri, che di sera vengono per lo più illuminate, donando al luogo una atmosfera magica.

Mestia offre almeno due interessanti attrazioni da vedere: il museo storico/etnografico e la Torre Museo Margiani. Il museo fornisce tutta una panoramica storico-artistica, documentata con molti reperti, della storia di Svanezia: dalla Colchide alle esplorazioni alpine novecentesche, con una varietà di reperti artistici e di vita quotidiana.

In particolare una cosa colpisce gli appassionati di arte sacra: il santo patrono è San Giorgio ed in ogni icona, solo qui in Svanezia, egli non uccide il drago, bensì l’imperatore Diocleziano, sotto le cui persecuzioni venne martirizzato. La vera chicca è il museo Margiani, una torre in ottimo stato, in cui sono conservati arredi lignei e di pietra originali del XIV secolo e dove sono perfettamente conservati gli ambienti che per 500 e più anni hanno caratterizzato la quotidianità degli svani.

La guida però di questo museo, a differenza che per l’etnografico, è solo in georgiano e bisogna avere la fortuna di viaggiare in compagnia di georgiani che possano tradurre simultaneamente le spiegazioni. Si può salire e vedere il panorama da una delle più alte torri della città (circa 30 metri). Chi ha paura di scale ripide e strette deve vincerla per poter gustare a pieno una vera, propria e rara, testimonianza antropologica.
Malgrado le piccole dimensioni Mestia offre molti ristoranti in cui oltre ai già menzionati mzvadi e khinkali, si può gustare dell’ottimo kubdari, piatto georgiano originario proprio di questa regione: consiste in pane ripieno di carne (maiale, pecora e capra) speziata e tritata. In quasi tutti i locali poi è suonata musica tipica dal vivo. Non aspettatevi un servizio veloce, qui i tempi sono lunghi e la vita scorre senza fretta.
La città di Mestia ha anche tre escursioni che rendono la Svanezia una regione da vedere durante un viaggio in Georgia.
La prima è verso i laghi Koruldi, un sistema di piccoli laghi glaciali che si nascondono su un altopiano sopra Mestia.

Sopra di loro si erge maestoso l’Ushba, il “Cervino del Caucaso”, ritenuto uno dei monti più ostici del Caucaso dagli scalatori e alpinisti. I laghi sono a 2300 metri slm (Mestia è a 1500) e possono essere raggiunti a piedi oppure con una jeep, che percorre la tortuosa sterrata. Oltre al panorama delle alte vette caucasiche, nel percorso è possibile vedere mandrie di cavalli che vivono libere a quelle quote.
La seconda, da fare obbligatoriamente in macchina, perché ci vogliono 2h e 30′ di viaggio su una strada non asfaltata, è quella al villaggio di Ushguli. Il villaggio è composto da 5 frazioni, la più alta delle quali è a 2200 metri slm e ciò lo rende l’insediamento umano permanente più alto d’Europa.

Ushguli è dominato dal monte Shkhara che, con i suoi 5200 metri, è la vetta più alta della Georgia. Il villaggio è quasi isolato per 6 mesi l’anno e il tempo pare essersi fermato. Le torri medievali qui sono un centinaio e tra esse si trova anche la Torre che per qualche tempo aveva ospitato la regina Tamara di Georgia. Ad Ushguli si ritrova un po’ di Italia: le prime testimonianze fotografiche arrivarono in occidente grazie all’esploratore e alpinista italiano Vittorio Sella (nipote di Quintino Sella, il fondatore del CAI), il quale aveva compiuto tre spedizioni nel Caucaso nel 1889, 1890 e 1896. Le fotografie da lui scattate gli valsero i premi conferiti dallo zar Nicola II e dalla Royal Geographical Society di Londra. Documentò usi e costumi degli svani del tempo scattando migliaia di fotografie. E gli svani gli furono riconoscenti: le sue fotografie sono conservate al museo etnografico di Mestia, in città c’è una via in suo onore e a lui è intitolata una famosa cima della Svanezia, il Picco Sella per l’appunto. Passeggiare per Ushguli ci riporta indietro di quasi mille anni ed è una fotografia vivente della Svanezia medievale.
La terza escursione è invece da compiere in seggiovia e cabinovia, che portano fino ad Hatsvali, località sciistica in inverno, dalla quale si scorge la cima dell’Ushba, doppiamente puntuta, e si può vedere dall’alto la città di Mestia.

Prima di lasciare la Svanezia compriamo dell’ottimo sale svani (un sale speziato squisito per condire pesce e carne soprattutto) e facciamo un salto su una altalena, una altalena gigante, quella di Heshkili, che ti fa dondolare dinanzi alle vette caucasiche, per dare un ultimo emozionante saluto a questa splendida regione, che rimane facilmente nella testa e nel cuore.
