Di Magali Prunaj

L’undici novembre ultimo scorso nell’ambito del programma di lavoro Glasgow- Sharm el-Sheikh, durante i lavori della Cop27, si sono svolti alcuni tavoli di lavoro riguardanti l’obiettivo globale di adattamento nel 2022.

Dopo i naturali e doverosi convenevoli e apprezzamenti per l’ottimo lavoro informale condotto dal governo delle Maldive prima, e quello dei moderatori e del segretariato per aver condotto correttamente i workshop informativi poi, l’organo sussidiario di consulenza scientifica e tecnologica (Subsidiary Body for Scientific and Technological Advice – SBSTA) e l’organo sussidiario per l’attuazione (Subsidiary Body for Implementation – SBI) hanno rilevato che le conclusioni raggiunte possono servire da spunto per ulteriori considerazioni delle parti nel corso della Cop27.

L’accordo raggiunto dalle parti, ricordando l’articolo 7 dell’Accordo di Parigi, prende in considerazione diversi elementi per il raggiungimento dell’adattamento come obiettivo globale.

Questi elementi riguardano le diverse aree di azione che richiedono uno studio su rischi, vulnerabilità, pianificazione, attuazione e sostegno ai paesi in via di sviluppo; i diversi settori riguardanti l’acqua, l’agricoltura, l’alimentazione, gli insediamenti urbani e le infrastrutture, la salute, i diversi ecosistemi terrestri e marini.

L’azione per l’adattamento, continua il documento finale, deve anche tenere conto di elementi trasversali, come la sensibilità di genere, l’equità sociale e la giustizia, e diversi principi, che possono essere comuni come diversi poiché, sempre in conformità all’articolo 7, l’adattamento è una sfida da affrontare su più livelli (locale, nazionale, internazionale). Ecco spiegato perché questo processo richiede un tempo mediamente più lungo rispetto ad altri meccanismi ci contrasto ai cambiamenti climatici.

Le parti hanno anche deciso di adottare indicatori e obiettivi di alto livello rivedendo il modello di riferimento. Questo significa che lo scopo che ci si è posti mira a migliorare la capacità della popolazione mondiale di adattarsi e costruire la resilienza agli effetti negativi dei cambiamenti climatici del 50% entro il 2030, con particolare attenzione al migliorare la capacità di adattamento nei paesi in via di sviluppo; ridurre la vulnerabilità del 100% della popolazione mondiale agli effetti negativi dei cambiamenti climatici entro il 2050; garantire che il 100% della popolazione mondiale abbia accesso a sistemi di allarme entro il 2025; garantire che il 100% dei paesi disponga di piani di adattamento entro il 2025; compiere progressi sostanziali a livello mondiale entro il 2030 nell’attuare le priorità di adattamento comunicate attraverso i piani nazionali di adattamento.

Infine i workshop si sono aggiornati al prossimo anno, garantendo il primo incontro entro marzo 2023 e dividendo il loro lavoro in quattro differenti occasioni di incontro, due virtuali e due in presenza per garantire meglio l’inclusività delle parti, aggiornando le proprie relazioni includendo la saggezza, le conoscenze e i valori dei popoli indigeni; i mezzi di attuazione per conseguire l’obiettivo finale dell’adattamento; rafforzare il sostegno ai mezzi sostenuti per l’adattamento; esplorare delle opzioni per migliorare l’efficacia dell’adattamento all’integrazione; migliorare le valutazioni dei rischi e vulnerabilità.

Resta sempre valida la raccomandazione di avvalersi del lavoro tecnico esistente, di esperti del cambiamento climatico e del comitato di adattamento, seppur consapevoli che non esiste un approccio “taglia unica”, univoco e uguale per tutti nella revisione dei progressi generali nel conseguimento dell’obiettivo globale in materia di adattamento. Motivo per cui si raccomanda l’uso di una combinazione di approcci, sia qualitativi che quantitativi, per valutare i progressi compiuti lungo il ciclo politico di adattamento.

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