Di Giovanni Maria Dettori
Tra i leader che nella giornata di ieri hanno preso la parola, in occasione dell’apertura della 27ª
Conferenza delle parti sul cambiamento climatico dell’UNFCCC, c’è stata anche la Premier italiana
Giorgia Meloni.
Il suo è stato un intervento pacato e privo di sorprese, a differenza di quanto accaduto nel
mattino, durante un incontro con il generale Abdel Fattah al-Sisi, dove la Premier ha sollevato il
tema del rispetto dei diritti umani in Egitto e la forte attenzione dell’Italia sui casi di Giulio Regeni
e Patrick Zaki.
Lo speech di Meloni nella sala plenaria della COP7 ha ripercorso i passi dei governi precedenti e
confermato gli impegni sottoposti dall’Italia, ribandendo l’impegno di diminuire le emissioni del
55% entro il 2030. Secondo la Premier, l’Italia sta investendo nella diversificazione sotto il profilo
energetico, e ha significativamente aumentato i propri contributi per la finanza climatica,
arrivando a 1,4 miliardi di dollari per i prossimi cinque anni (cifra che include gli 840 milioni per il
nuovo fondo per il clima italiano, che sosterranno lo sviluppo di nuove tecnologie green).
Non sono mancati riferimenti alla situazione geopolitica in atto nel 2022: “Lo scenario
internazionale risulta complesso, già colpito dalla pandemia, e ora è ancora più difficile a seguito
dall’aggressione russa all’Ucraina. L’Italia rimane profondamente impegnata nel percorrere il suo
percorso di decarbonizzazione. Vogliamo sviluppare una strategia di diversificazione energetica, in
partnership con diversi paesi africani. Allo stesso tempo stiamo investendo sulla cooperazione in
merito alla sicurezza energetica, rinnovabili ed educazione delle nuove generazioni, creando posti
di lavoro e catene del valore sostenibili”.
Meloni ha quindi sottolineato quest’ultimo aspetto affermando che la COP26, con il pre-meeting
tenutosi a Milano, ha spalancato le porte alle voci dei più giovani ospitando il primo Youth Climate
Meeting della storia.
Infine, la Premier ha sottolineato la necessità di una partnership globale, in quanto gli impegni non
possono compromettere lo sviluppo sociale ed economico. A questo proposito, ha ribadito che i
paesi che sono più responsabili di emissioni di CO2 dovranno adottare misure per evitare squilibri.
Un discorso pulito, privo di novità, in linea con quell’immobilismo che caratterizza le COP da
almeno 5 anni a questa parte.