di Domenico Vito
Eccoci a un altro giro di COP. Questa volta la destinazione è la calda Sharm el Sheikh, in Egitto, da qui ripartono i negoziati per il clima oggi domenica 6 novembre 2022. Ripartono in un ambiente forse un po’ surreale per una COP, che però traduce il clima surreale a livello mondiale che accompagna questa ventisettesima edizione della COP. Oggi si è svolta la plenaria di apertura che è stata breve, sintetica e non molto sfarzosa.

Pochi ed essenziali speakers hanno dato gli elementi iniziali della discussione. Il primo è stato Alok Sharma, presidente della COP uscente, la numero 26 che si è tenuta a Glasgow.
Il suo discorso ha ricordato i progressi fatti fino ad ora nel Glasgow Climate Pact, l’importanza storica di quanto ottenuto e la necessità di andare avanti considerando i risultati raggiunti.
“E’ un processo faticoso, ma procede e dà risultati”.
Ha così commentato Sharma per rinforzare la necessità di continuare nonostante le perplessità e le difficoltà.
Nel suo discorso Sharma ha anche citato la guerra, senza nascondersi.

Argomento che è stato ben ripreso anche dalla delegazione ucraina durante la prima assemblea delle parti, sottolineando come la guerra neghi “Il diritto a un futuro sostenibile”, rallentando la possibilità di fare fede agli impegni di Parigi.
Contrariamente ad altri negoziati, quindi, questa COP non nasconde sotto il tappeto le ceneri del conflitto in Ucraina, che sin dal primo giorno sarà un tema di contesto.
Il discorso di Sharma ha anticipato, come da rito, la procedura di passaggio di consegne al nuovo presidente della COP27, Sameh Shoukry, ministro degli Affari Esteri della Repubblica Araba d’Egitto.

Nomina, questa, non scevra di ombre. Sebbene il precedente presidente Sharma abbia annunciato la sua elezione “all’unanimità ed acclamazione”, risulta strano che per la presidenza della COP, che d’abitudine è affidata al ministro dell’ambiente del paese ospitante, sia stato scelto il ministro degli Esteri.
Il ministro dell’Ambiente egiziano è Dr. Yasmine Fouad, autorevole scienziata che è stata anche direttrice dei rapporti IPCC. Ma forse la risposta a questo strappo alla prassi potrebbe stare nelle qualità della dott.ssa Fouad…donna e scienziata. Non è dato, però, farsi assai domande sul tema e questa sarebbe solo una delle diverse contraddizioni di questa COP.
L’intervento del nuovo presidente dell’assemblea delle parti è stato molto funzionale a circostanziare il contesto: Shoukry ha ricordato le molteplici crisi che si intersecano in questo tempo, sottolineando però che ogni crisi tralasciata crea effetti addizionali che non fanno altro che peggiorare le possibilità di adattamento.
Adattamento, in questo clima peridesertico, è la parola chiave, karmica di questa COP.
L’obiettivo, dopo il Glasgow Climate Pact, è quello di implementare, ossia trovare i 100 miliardi di dollari all’anno per coprire finanziariamente le misure di Adattamento e Loss&Damage previsti dall’Accordo di Parigi.
Queste cifre corrispondono al “Climate finance pledge”, un’iniziativa promossa alla COP19 di Copenhagen che impegnava i paesi con industrializzazione più precoce ad aiutare finanziariamente quelli in via di sviluppo.
Cruciale è stato altresì l’intervento di Simon Stiell , neo nominato Executive Director del Segretariato UNFCCC. Stiell ha un’eredità pesante, quella di Patricia Espinosa, un punto di riferimento che ha guidato i negoziati fino a qui.

Tuttavia Stiell è partito con piglio, originario di Granada, uno stato insulare, ha vissuto sulla sua pelle le conseguenze più dirette del mancato adattarsi al cambiamento climatico.
Il nuovo Executive Director ha affermato che se Parigi ha dato un Accordo, Katowice e Glasgow hanno fornito i metodi per eseguire e che ora, da questa COP d’Egitto, occorre passare all’azione.
Ha anche asserito che in questo viaggio nessuno è un semplice passeggero spettatore, ma tutti devono dare il loro contributo
Nel suo discorso ha incarnato il motto “insieme per l’implementazione”, ricordando anche il poeta premio nobel egiziano Naguib Mahfouz, ha però fermamente affermato di non voler essere “il custode dei passi indietro” e che intende “riallinearsi allo spirito dell’Accordo”.
L’ultimo intervento è stato quello di Hoesung Lee, chair dell’IPCC che ha dato il punto di vista della scienza. Lee ha detto che abbiamo portato la natura oltre i suoi limiti di adattamento e che ora tocca farlo a noi. Ma per farlo, qualsiasi strategia deve considerare anche la mitigazione ed una vera ambizione.
La giornata è quindi continuata con le agende degli incontri della COP (delegati e ministri) e dei corpi sussidiari (SBSTA e SBI): in particolare questi hanno redatto delle linee guida per l’implementazione dell’articolo 6, che hanno presentato in una conferenza plenaria congiunta a fine della giornata.
Nei prossimi giorni il documento sarà presentato al vaglio delle parti.
In particolare domani e dopo ci saranno negoziazioni alle quali parteciperanno esclusivamente i ministri e le delegazioni di alto livello.
Questo probabilmente per mettere “a proprio agio” i decision makers e accelerare le decisioni.
Funzionerà?
Saranno decisioni di altrettanto alto livello?
Seguiteci nei prossimi articoli per scoprirlo.
VIDEO PLENARIA: https://youtu.be/n2zNJlsbLak