“Il perdono, l’umiltà e il rispetto per i popoli, sono armi insostituibili per vincere l’odio e qualunque tipo di scontro civile.”

Rigoberta Menchú Tum è una leader pacifista guatemalteca di etnia maya quiché, famosa per il suo impegno per il rispetto e la promozione dei diritti umani, della pace e dei diritti della gente indigena. Ha ricevuto nel 1992 il Premio Nobel per la pace datole “in riconoscimento dei suoi sforzi per la giustizia sociale e la riconciliazione etno-culturale basata sul rispetto per i diritti delle popolazioni indigene”. In Guatemala vivono 22 diversi popoli discendenti dai Maya. È stata la prima indigena e la persona più giovane a ricevere questo riconoscimento.  

Rigoberta Menchú nasce nella terra del mais, il Guatemala, nel 1959 da una famiglia contadina dell’etnia Quiché (di cultura Maya) nel villaggio di Chimel, comunità che tramandava la millenaria cultura dei Maya-Quich basata sull’amore e sul rispetto per la natura e sulla sacralità dei luoghi e della vita collettiva delle diverse comunità indigene. In queste ricche terre dei grandi latifondisti, dove si producevano prodotti come caffè, zucchero, cotone e altri prodotti da esportazione, arrivavano ogni anno per lavorare migliaia di indigeni per un misero salario. Fin da piccola iniziò a lavorare come bracciante agricola nei campi, subendo molte ingiustizie, discriminazioni e lo stesso sfruttamento a cui erano destinati migliaia di indigeni in Guatemala, volontariamente tenuti sotto la soglia di povertà. 

Dalla seconda metà degli anni settanta si impegna a organizzare e a difendere la propria comunità sia dalla repressione militare delle forze governative che dai tentativi dei grandi proprietari terrieri di espropriazione delle terre. Il padre, il fratello e la madre vengono torturati e uccisi con l’accusa di aver preso parte ad attività di guerriglia.  

Per le sue azioni di denuncia contro la dittatura militare viene costretta all’esilio in Messico nel 1981. Qui, inizia una pacifica lotta di denuncia dei crimini commessi dal regime guatemalteco e della costante violazione dei diritti umani dei popoli indigeni. Rigoberta nel tempo allargò il suo campo di azione e si impegnò a rivendicare i diritti di tutti i popoli indigeni del mondo. 

Dal 1982 partecipa alle sessioni annuali della Sottocommissione di Prevenzione delle Discriminazioni e Protezione delle Minoranze della commissione per i Diritti Umani dell’ONU.                                                  Nel 1991 diviene anche Ambasciatrice dell’ONU, prendendo parte alla stesura di una Dichiarazione sui diritti dei popoli indigeni. Nello stesso periodo, nonostante le minacce di morte, decide di tornare in Guatemala per contribuire ad avviare e diffondere una politica di dialogo e riconciliazione. 

Nel 1992 riceve il Premio Nobel per la pace. Durante la consegna dell’onorificenza dichiara: “Considero questo Premio non come una ricompensa personale, ma piuttosto come una delle più grandi conquiste nella lotta per la pace, per i diritti umani e per i diritti delle popolazioni indigene che, per 500 anni, sono state divise, frammentate, vittime di genocidi, repressione e discriminazione. […]Non c’è dubbio che costituisca un segno di speranza nella lotta degli indigeni dell’intero continente. È anche un omaggio al popolo centroamericano che ancora cerca la propria stabilità, il proprio futuro e la via per lo sviluppo e l’integrazione, basati sulla democrazia civile e sul rispetto reciproco”. 

Rigoberta Menchú Tum è una donna di pace poiché testimonia che si può vincere “un esercito” con il solo potere pacifico delle parole.  

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