“Sono una donna afro-colombiana, una madre single di due figli che ha dato alla luce il suo primo figlio all’età di 16 anni e ha lavorato nelle famiglie per pagare le bollette. Ma sono anche una pluripremiata attivista ambientale. E, soprattutto, un avvocato che potrebbe diventare il primo vicepresidente nero della Colombia. I nostri governi hanno voltato le spalle al popolo, alla giustizia e alla pace. Se avessero svolto bene il loro lavoro, io non sarei qui”.

Francia Elena Márquez Mina è una politica, eco-attivista e ambientalista colombiana.
Nata a Suárez il primo dicembre 1982, nel dipartimento di Cauca, nel sud-ovest della Colombia, ha iniziato la sua vita di attivista in prima linea per l’ambiente e i diritti fin da giovanissima. Aveva 15 anni quando prese parte alle mobilitazioni contro la proposta di deviazione del fiume Ovejas verso la diga Salvajina, un progetto che avrebbe eliminato completamente l’identità etnico-culturale delle comunità afro-colombiane che vivono in quel territorio.
Ha però 28 anni, nel 2009, quando inizia a battersi veramente per l’ambiente e contro le disuguaglianze sociali. Proprio in quel periodo il governo aveva deciso di espellere la sua comunità dal suo territorio di appartenenza per cederlo a un’impresa straniera per lo sfruttamento minerario. Nella causa che portò in tribunale sostenne la violazione dei diritti fondamentali della comunità, potendo documentare che si era insediata in quel territorio nel 1636 e si aggrappò ai diritti costituzionali colombiani, che tutelano i diritti dei popoli indigeni, dei contadini e degli afro-discendenti.

Vinta la causa nel giro di un anno ormai Márquez aveva segnato la sua strada, lastricata di lotte contro gli interessi minerari delle grandi multinazionali che impoverivano il suo paese e mettevano a repentaglio i diritti e la tranquillità del popolo colombiano. Divenendo portavoce di un cosiddetto ambientalismo dal basso e autentico, fatto di persone che si impegnano ogni giorno per il cambiamento.
Ma la sua vittoria legale fu una “vittoria di Pirro”. Nel 2010 iniziarono comunque le prime trivellazioni illegali e le prime malattie dovute all’aumento di mercurio nell’acqua.

Nel 2014, insieme ad altre 18 donne mobilitate per la giustizia e la tutela della salute, percorse in 10 giorni 350 km a piedi. La protesta, ribattezzata la “marcia dei turbanti”, ispirandosi al tradizionale copricapo femminile africano, partita dall’Amazzonia e arrivata, a piedi, a Bogotà, ricevette il supporto di altre 150 donne che, giunte nella capitale, rimasero diversi giorni in piazza finché l’allora ministro dell’interno, dopo averle accusate di minacciare la sicurezza nazionale, grazie anche all’enorme interesse mediatico nazionale e internazionale, non le ricevette promettendo di fare chiarezza mobilitando la polizia. Márquez ha più volte denunciato come le promesse siano rimaste lettera morta.
Nonostante le numerose minacce di morte nei confronti di tutti i leader ambientalisti, spesso portate a termine, Márquez non ha desistito nella sua lotta tanto che fra il 2012 e il 2016 ha preso parte ai negoziati di pace fra il governo colombiano e le FARC, portando alta la bandiera delle vittime del conflitto e sostenendo anche i diritti della popolazione nera e della necessità di una strategia per tutelare l’ambiente.

Nel 2017 è stata relatrice, a Parigi, all’undicesimo forum OCSE sulle filiere minerarie sostenibili.
Nel 2018 ha ricevuto il Premio Goldman per l’ambiente, un premio che ogni anno viene assegnato a sei ambientalisti, uno per Continente, fondato nel 1989 per volontà dei filantropi californiani Richard e Rhoda Goldman, per il suo impegno contro le miniere illegali.

Nel 2019, dopo aver ricevuto il premio BBC “100 Women” e il “premio nazionale per i diritti umani in Colombia” dall’organizzazione svedese Diakonia, subisce un attentato durante una manifestazione di protesta. Rimasta illesa, furono ferite due guardie del corpo, le manifestazioni di indignazione e protesta furono molteplici, a partire dall’ONU.
Dopo aver annunciato, nell’agosto del 2020, la sua candidatura alle presidenziali colombiane, nel giugno 2022 per la prima volta dopo più di due secoli il paese avrà un presidente di sinistra, Gustavo Petro, e, con lui, la prima donna vicepresidente di origine afro-colombiana: Francia Márquez.

Una doppia vittoria quella delle presidenziali, perché da una parte il partito della sinistra ha trionfato contro la pericolosità di un immobiliarista miliardario, col quale comunque era andato a ballottaggio, e dall’altra quella di Francia Márquez che ha visto così premiati anni di lotte e di sforzi e che potrà dare voce ai tanti attivisti, 1613 tra il 2002 e il 2018, uccisi per aver tentato di difendere la propria terra, l’acqua, gli esseri viventi.
Francia Márquez è una donna di pace perché: ha sfidato le disuguaglianze sociali e gli interessi delle grandi multinazionali per proteggere la sua terra e la salute dei suoi abitanti, favorendo un ambientalismo autentico.
