di Mario Agostinelli

da ilFattoQuotidiano

Il 6 luglio 2022 il Parlamento Europeo si è prestato ad una mistificazione che sa di
scandalo
: non respingendo l’atto delegato della Commissione presieduta da Ursula
von der Leyen, nella sessione plenaria ha tradito il clima e i cittadini, approvando a
maggioranza una serie di norme sulla finanza sostenibile che convoglieranno miliardi
di euro in attività che accelerando il cambiamento climatico, danneggeranno il
pianeta e la vita delle nuove generazioni. (v. https://www.lifegate.it/parlamento-
europeo-gas-nucleare-possono-entrare-tassonomia )
Grandi manifestazioni e centinaia di migliaia di firme in tutta Europa avevano
esortato i loro europarlamentari a respingere un “greenwashing” coperto da aiuti
pubblici e facilitazioni finanziarie.
L’inclusione del gas fossile nella Tassonomia dell’UE crea un serio pericolo di
contrasto con altre leggi dell’UE, in particolare con gli obblighi previsti dall’Accordo
di Parigi, dalla Legge europea sul clima, dal Green New Deal malamente azzoppato.
Con questo atto delegato la direzione è ora segnata, benché l’inclusione di gas e
nucleare sia limitata nel tempo e dipenda da condizioni specifiche e requisiti di
trasparenza, che quasi sempre rimangono a discrezione delle aziende.
Inceneritori, cogeneratori a gas per teleriscaldamento e tele raffreddamento,
nuove centrali nucleari e un loro prolungamento del ciclo di vita sono ritornati
prepotentemente in gioco e potranno quindi ricevere finanziamenti da parte degli
investitori con grande soddisfazione delle lobby energetiche che operano alacremente
a Bruxelles.
L’impegno dell’Europa per i cambiamenti climatici rimane invariato: è ancora
obbligatorio ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento nel
2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, in linea quindi con la legge
europea sul clima… almeno sulla carta e con l’ipocrisia che caratterizza ogni
contraddizione con gli obbiettivi di ecologia integrale.
A votare contro l’inclusione delle due fonti energetiche in tassonomia, sono stati 278
eurodeputati. La maggioranza necessaria per bloccare il progetto della Commissione
guidata da Ursula von der Leyen era fissata a 353.
Greenpeace ha annunciato che intraprenderà un’azione legale contro la Commissione
europea. L’associazione ambientalista ha specificato che prima richiederà
formalmente una revisione interna. Se il risultato di questa sarà ancora negativo,
allora la causa verrà presentata davanti alla Corte di giustizia europea. Ora la
discussione passa al Consiglio europeo. Se neanche il Consiglio respingerà la
mozione, l’atto delegato sulla tassonomia entrerà in vigore il 1 gennaio 2023.

.
Maggioranza «Ursula» spaccata
La maggioranza «Ursula» si è però spaccata a metà e anche quella che in Italia
sostiene il governo Draghi è divisa. A votare per il rigetto dell’atto delegato sono stati
Verdi, Sinistra e S&D. Per mantenere l’atto delegato hanno votato invece Ppe, Ecr, Id
e la maggioranza del gruppo Renew. I voti in dissenso nel Ppe sono stati 36, quelli
nei socialisti 21.Tra gli italiani Pd (compatto nel voto), M5S e Verdi hanno votato
per il rigetto, FI, Fdi, Lega e Iv hanno invece votato a sostegno. (v.
https://www.ilsole24ore.com/art/gas-e-nucleare-lista-ue-investimenti-green-via-
libera-dell-europarlamento-AEyKAdkB ).
Il voto dell’Aula scontenta le associazioni ambientaliste. Greenpeace annuncia in un
comunicato che intraprenderà un’azione legale contro la Commissione europea.
Prima che l’azione legale abbia inizio, l’ong presenterà alla Commissione europea
una richiesta formale di revisione interna. Anche A Sud, ha promosso una campagna
legale contro lo Stato italiano, intitolata Giudizio Universale, accusandolo di inazione
nei confronti della crisi climatica in corso. In assenza di una politica che sappia
davvero ascoltare e dare seguito alle istanze ambientali, la strada giudiziaria è sempre
più percorsa.

Ma affinché la partita non sia chiusa occorre una volontà politica degli
stati e dei governi, sorretta da una coscienza popolare e da un vasto movimento
politico che non si rassegni a sopportare che profitti, capitale e riarmo soffochino le
prospettive di vita e l’urgenza di cura del Pianeta. Un folto gruppo di ragazze e
ragazzi presidiava da due giorni il parlamento a Strasburgo.

E’ ora che una adeguata
mobilitazione calchi anche le vie e le piazze di un Paese dalle cui montagne si
staccano inesorabilmente i ghiacciai.

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