La “lost generation” ha bisogno di ritrovarsi

di Domenico Vito

Qualche tempo fa incappai in questo articolo  che parlava dei Millenials e di come la “speranza” nella leadership di questa generazione fosse persa ed avesse saltato una generazione.

Non riporto qui l’articolo nei suoi dettagli ma piuttosto vi invito a leggerlo, sia perchè è molto divertente sia perché non avrei cosi dovizia nel raccontare in modo bizzarro e caricaturale quanto raccontato dall’autore

Mi limito a dire che l’articolo mi fece prima sorridere per la ricercatezza dei casi “umani” presentati, poi mi fece un po’ risentire in quanto ahimè sono anche io di quella generazione, e poi mi fece riflettere.

Riflettere come non facevo da tempo, in uno di quei momenti in cui qualcosa ti colpisce e ti porta in una dimensione spazio-temporale indefinita in cui sei tu, i tuoi pensieri ed il corso degli eventi della tua vita che scorrono su uno schermo indefinito.

Parafrasando il mood dell’articolo citato sopra, quell’un misto tra la stanza del tempo di “Dragon Ball” e i momenti con l’Armadillo di ZeroCalcare (anche lui millennial).

Ebbene si i millennials sono quella generazione che è cresciuta ad anime e con i primi videogames fino a vedere l’ultima playstation, che guardava i cavalieri dello zodiaco o Sailor Moon (prime edizioni)  e ascoltava ancora i “NIrvana” nelle musicassette.

Una generazione che si ricorda quel mondo di benessere, che ha conosciuto la globalizzazione tra i cori dei no-global.

La generazione che viaggiato in Europa attraverso i programmi Erasmus, che ha girato il mondo con i campi di volontariato internazionali e che ha studiato inglese o cinese come lingue franche.

Eccoci qui siamo noi i millennials, la generazione “lost in transition” che ormai non è più giovane (spazio a gen-Z)  ma non è nemmeno vecchia. 

Generazione di cui non si parla, anche perché non parla, o parla poco…e forse spesso non ha parlato abbastanza. 

Generazione da cui appunto su cui non sperare molto, se non qualche canzone e qualche fumetto…

E’ vero, i millennials sono una generazione che è stata riluttante ad esprimersi o ad imporsi nella storia ad esempio a scendere in piazza per portare i propri ideali –  contrariamente a quanto ha fatto ad esempio la generazione di Greta – che eccome se si è fatta sentire.

Qualche timido accenno c’è stato nei movimenti di Seattle, nei sopra citati NO-GLOBAL o negli indignados, piazza Taksim ma niente purtroppo di così incisivo a livello planetario. 

Tutto estemporaneo e un po’ sciatto.

Forse questo silenzio è stato dovuto a due principali motivi: il fatto che forse il vivere nella coda del welfare state ha fornito la tranquillità che tanto “si ce la cavava” e maggiormente una disperata ed inconscia fiducia nel “sistema” (anche quando espressa in modo anti-sistemico”) e nel lavoro delle generazioni che tanto avevano fatto per ottenere quel mondo fatato di supereroi e superpoteri.

—- e questo è quello che forse si potrebbe pensare rimanendo nella superficialità affine a quella dell’articolo in testa….

Tratto da: https://www.iltermopolio.com/attualitagrave/il-valore-dei-millennials

Come sempre bisogna andare a fondo, ed in questo silenzio scavare.

Scavare nel disagio che questa generazione ha per prima avvertito, e che ha sopito in un mondo che gli è stato presentato come pieno di possibilità e di magnifiche sorti progressive dall’esperienza delle boomer generation precedenti.

E che per prima ha subito la precarietà lavorativa, gli stage gratuiti e che per prima ha capito che il cambiamento climatico era un problema così come la sicurezza internazionale; essendo questa stata la generazione testimone dell’attentato alle torri gemelle e avendo vissuto gli anni del terrorismo internazionale.

Una generazione che è stata usata un po’ come test, per passare dal garantismo sessantottino alla “flessibilità”.

Una generazione che nonostante tutto ciò silente ha provato a cercare la sua strada.

Li ritroviamo ora i millennials ad essere startuppers, social innovators, oppure semplicemente negli uffici delle banche o all’estero a fare successo: sono li “dentro” quel sistema che li ha sempre ignorati, forse troppo all’ombra delle generazioni precedenti che sicuramente sono più aggressive e meno “docili” di chi ha avuto tra tutte le generazioni il più alto grado di istruzione e pensa che forse la collaborazione anzichè la competizione possano essere la chiave dei problemi comuni.

E si,  li troviamo inoltre campioni della “sharing economy” delle piattaforme condivise iniziatori delle comunità dal basso, perché forse a volte troppo in basso sono stati schiacciati.

Ma cari i miei giornalisti dalle penne di superficie, i millennials sono la, laddove non li vedete ma il loro effetto si fa sentire. 

E per quanto riguarda la leadership, beh..basti pensare che la premier di uno dei più avanzati paesi europei ossia la Finlandia ha 36 anni ed donna e millennial. Sanna Marin non guarderà Sailor Moon ma certamente le politiche che propone per certi leader piu anziani di lei hanno qualcosa di lunare.

Un ultima cosa la vorrei dire sulla speranza.

Siamo in un mondo in cui i leader che dovrebbero essere baciati dalla dea bendata fanno fatica a fare politiche in risposta alle crisi planetarie. Grazie ai leader attuali (che non sono millennial) siamo alle porte di uno scontro nucleare tra superpotenze che guardano alle glorie pre-guerra fredda.

Gli scenari che stiamo vivendo sono più vicini alla disperazione che alla speranza e di certo non si prospetta un bel mondo per i Gen-Z che solo gradualmente dopo le proteste di piazza stanno prendendo familiarità con i luoghi di decisione.

Forse in questa situazione quella generazione silente è necessario che esca dalla comoda timidezza in cui si è posta, dalla bambagia della remissività mediativa.

E che seppur sia la generazione con il più alto grado di educazione, possa essere finalmente un po’ “maleducata” nei confronti delle generazioni che hanno preceduto.

Quel maleducato sano e liberatorio, che non ti lascia schiacciare dall’inerte scorrere degli eventi.

Quel maleducato che faccia uscire il reale spirito di rifiuto dello status quo, per portare il cambiamento di cui si è portatori.

Perché si, la speranza può saltare una generazione, ma il fatto che una generazione nella storia non si esprima a pieno rende il presente e il futuro più disperato.

Ed è quello che sta accadendo, nel momento in cui si pensato appunto che i millennials non esistano più..

Quindi cari millennials, che siate fan di Goku o di Sailor Moon è il momento di sfoggiare i super poteri e portare il proprio contributo al corso della storia, prima che la storia scorra sterile senza di voi…

E’ forse arrivato il momento di tirare fuori le sfere del drago, e esprimere in concreto il mondo che desidereremmo.

Dalla stanza dello spirito e del tempo è tutto.

Tanti saluti dall’Armadillo

Loading

Di admin