Di Magali Prunaj
Nata a Firenze il 12 maggio 1820 e chiamata Florence proprio in onore della città (del resto la sorella maggiore si chiamava Parthenope perché nata a Napoli), Florence Nightingale è stata una figura fondamentale nel mondo dell’infermieristica moderna.
Nata in una famiglia piuttosto agiata dell’élite borghese inglese, fin da giovanissima espresse il desiderio di dedicarsi alla cura di malati e indigenti. All’epoca le infermiere non erano viste come una figura professionale di rispetto, spesso paragonate alle vivandiere, erano per lo più considerate poco necessarie.
La famiglia si oppose notevolmente a questo suo desiderio, preferendo per lei una vita più classica di moglie e madre. Vita che rifiutò fermamente, respingendo la prolungata corte di Richard Monckton Milnes, poi lord Houghton, politico e poeta, che successivamente divenne uno dei suoi massimi sostenitori.
Ma la Nightingale si è distinta particolarmente durante la guerra di Crimea, dimostrando l’utilità del lavoro delle infermiere accanto a quello dei medici. Ottenuto il permesso di raggiungere con 38 infermiere da lei formate l’ospedale militare allestito nella caserma di Selimiye di Scutari, oggi un quartiere di Instabul, si rese conto che i medici erano troppo pochi rispetto al numero dei pazienti. L’ospedale era sporco, come lo erano gli strumenti. Le infermiere pulirono e disinfettarono e riorganizzarono completamente l’assistenza. La mortalità, non per malattia, diminuì in modo significativo, però, solo quando una commissione sanitaria risolse i problemi di areazione e del sistema fognario.
Vedere un ospedale in queste condizioni fece comprendere alla Nightingale che l’ambiente, la sua cura, il suo essere salubre è fondamentale per la guarigione del paziente e per evitare l’insorgenza di altre malattie e infezioni potenzialmente mortali.
Colpita probabilmente da brucellosi, nel 1857 tornò in Inghilterra come un’eroina. Dopo una quarantena autoimposta, durante la quale impedì anche alla madre e alla sorella di farle visita, ricevette l’invito dalla regina Vittoria a dare il suo contributo per la costituzione della Royal Commision on the Health of the Army, commissione della quale non poteva far parte in quanto donna ma della quale scrisse il rapporto finale. Siamo in un’epoca strana, una donna poteva essere regina ma non poteva far parte di una commissione nata e incentrata su un lavoro da lei letteralmente creato.
Questo non le impedì, comunque, di pubblicare un libricino di poco più di 100 pagine, “Notes on Nursing”, dove scrisse in modo indelebile le basi della professione. Basi fondamentali ancora oggi in uso e ancora oggi studiate come l’introduzione alla professione stessa.
Florence Nightingale ebbe il grande merito di cambiare la visione globale riguardo le infermiere, iniziando a dare loro un giusto valore e vedendo, nel corso della sua vita, come sempre più donne decidevano di intraprendere un percorso di studi per imparare ad accudire malati e indigenti in modo professionale.
Malata da tempo, morì a Londra il 13 agosto 1910. Passata alla storia come una figura un po’ romantica della signora con la lanterna, come la chiamò il Times, è stata una donna votata anima e corpo alla sua missione di aiuto. Talmente tanto che la notte, quando ormai i medici avevano finito il loro turno di lavoro, era normale vederla vagare per i corridoi dell’ospedale con una lanterna in mano mentre controllava che tutti i malati dormissero tranquilli.