Di Magali Prunaj

“Soltanto una stampa libera e senza limitazioni può svelare efficacemente l’inganno nel governo. E di primaria importanza tra le responsabilità di una stampa libera è il dovere di impedire a qualsiasi parte del governo di ingannare le persone e di inviarle all’estero in terre lontane, a morire di febbri straniere e sotto le bombe ed il tiro nemico”. Corte Suprema Stati Uniti d’America.

Il 3 maggio di ogni anno ricorre la giornata mondiale della libertà di stampa, voluta dall’Assemblea delle Nazioni Unite negli anni ’90 del secolo scorso per ricordare, e riaffermare, che si tratta di un diritto fondamentale e universale. Una giornata di riflessione non solo sulla libertà e suoi limiti, ma anche per non spegnere la luce su tutti quei giornalisti uccisi nello svolgimento del loro lavoro.

Sembra paradossale, perché l’opinione pubblica quando pensa a un giornalista ha in mente una figura forse un po’ decadente che, tranquilla alla sua scrivania, scrive e parla di qualsiasi argomento. Ma, in realtà, come ci ricorda l’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale), quello del giornalista è un lavoro pericoloso. Senza andare troppo indietro nel tempo, nei primi 5 mesi di questo 2022 25 giornalisti hanno trovato la morte svolgendo correttamente il loro lavoro, 480 sono in carcere per lo più con accuse pretestuose mirate a “imbavagliare” più che a tutelare.

In Italia la Costituzione, all’articolo 21, tutela la libertà di espressione del pensiero attraverso la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Una libertà che, però, non può essere considerata assoluta. Non è lecito esprimere tutto e il linguaggio che si sceglie per diffondere un’informazione deve seguire particolari dettami per evitare di scadere nell’offesa e nella volgarità, diritti inesistenti e pertanto non garantiti e difendibili.

Il diritto di cronaca, di fatti, per essere tale deve seguire particolari regole stabilite dalla stessa Corte di Cassazione che, negli anni ’80, dopo essere stata invocata più e più volte da vittime o meno di articoli di giornali stabilì delle regole ancora oggi in uso per decidere se un determinato fatto è una notizia e se è opportuno o meno diffonderlo.

La notizia, innanzitutto, deve essere vera (“verità del fatto esposto”), deve esistere un interesse pubblico alla sua conoscenza (“rispondenza ad un interesse sociale dell’informazione”) e l’informazione deve rispettare la “riservatezza e onorabilità altrui” rimanendo obiettiva e neutrale.

Questo vuol dire che il diritto di cronaca non è un diritto assoluto “tout court”, ma incontra alcuni limiti necessari. Fra i limiti, oltre allo scarso interesse per l’opinione pubblica di una certa informazione che non rende necessaria la sua diffusione, vi sono anche quelli legati alla satira.

La satira, legittima e necessaria, soprattutto in uno stato democratico, è sicuramente una questione spinosa, delicata per giornalisti, comici e giudici. Quando la satira valica i suoi confini e diventa offesa?

Riconosciuta dall’interpretazione degli articoli 9, 21 e 33 della nostra Costituzione (tutela dello sviluppo culturale, della libertà di pensiero ed espressione e della libertà di creazione artistica), la satira non deve di certo seguire i limiti della libertà di cronaca perché sia considerata lecita. Anche in quest’occasione l’intervento della Cassazione è stato fondamentale, stabilendo che la satira altro non è che una critica “impietosa, con lo scopo di denuncia sociale e politica”.

Ma, per non diventare diffamazione e quindi penalmente rilevante, deve comunque rispettare due limiti fondamentali: uno interno, legato alla notorietà del personaggio “preso di mira” che, nel momento in cui è diventato particolarmente noto ha rinunciato, sempre secondo la Cassazione, ha una grossa fetta di riservatezza; e uno esterno, legato al messaggio proprio della satira. Non possono essere soggette a satira informazioni segrete, riservate o che, comunque, possono creare un grave imbarazzo o disagio in ambito familiare, professionale e sociale.

Tornando alla giornata di oggi, il tema di quest’anno è “Journalism under Digital Siege” (giornalismo sotto assedio digitale) aprendo il dibattitto sull’impatto che l’era digitale ha e avrà sul giornalismo di oggi e del futuro, sulla libertà di espressione, la sua tutela e la tutela dei giornalisti e sull’accesso all’informazione, un’informazione corretta fatta secondo scienza e coscienza e non da professionisti improvvisati.

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