Di Magali Prunaj
“Nel tempo del quale la dolcezza del cielo riveste de’ suoi ornamenti la terra, e tutta per la varietà de’ fiori mescolati fra le verdi fronde la fa ridente, era usanza della nostra Fiorenza e degli uomini e delle donne, nelle loro contrade ciascuno in distinte compagnie festeggiare”.
Così Boccaccio, nella “Vita di Dante”, ricorda e documenta una tradizione in uso già da tempo a Firenze in maggio a partire proprio dal primo giorno del mese: il Calendimaggio.
Dal latino kalendis mai, si trattava di una festività di origine pagana che celebrava l’arrivo della primavera. Anche se la ricorrenza si protraeva per tutto il mese, era il primo giorno a essere considerato una vera e propria festa e giornata di riposo.
Per la città si svolgevano sfilate, cortei allegri e colorati, si cantava, suonava e ballava per le strade. Gli uomini più giovani, assistiti da orchestrali e teatranti, rivolgevano canti alle dame adornate con ghirlande di fiori che, a loro volta, improvvisavano delle piccole danze.
I giovani innamorati, oltre ad avere occasione di mettersi in mostra cantando e recitando, potevano appendere alla finestra delle amate dei ramoscelli fioriti e decorati per dimostrare il proprio sentimento. Un gesto ingenuo per gli occhi dell’uomo moderno, ma estremamente audace se si considera l’epoca.
Fra canti e balli veniva eletta la Regina di maggio che, indossata una corona di fiori, portava doni alle giovani fidanzate.
Così come nel Medioevo, nel Rinascimento a Firenze durante il mese di maggio si faceva festa. Per l’occasione uomini e donne indossavano abiti eleganti, all’ultima moda, che ben mettevano in mostra la ricchezza e il prestigio della famiglia. Drappi in velluto e sete, con i capelli delle donne lasciati liberi sulle spalle, impreziositi da fermagli o retine e decorazioni in oro se si apparteneva a un ceto più elevato, lane e argento per chi apparteneva al popolo ma che approfittava, comunque, dell’occasione per sfoggiare la “mise” migliore.
Ed è proprio in questo clima allegro e gioioso che Dante incontra per la priva volta Beatrice. A colpire il poeta non sarà la semplice bellezza della donna, ma la sua bellezza spirituale, che si nota al di sopra di tutte le altre donne e si distingue proprio per il suo essere salvifica e portatrice di beatitudine. Un concetto di bellezza pura che non ha nulla a che vedere con i sentimenti che dominavano i fiorentini in quei giorni.
Anche Lorenzo il Magnifico approfittava di questa giornata per organizzare delle feste con la sua corte, nel corso delle quali venivano scritte laudi e poesie.
Nel corso dei secoli la tradizione del Calendimaggio si è persa fino a sparire del tutto, finché poi, a fine ‘800, il primo maggio fu proclamato festa dei lavoratori. Ancora oggi, anche se per altre ragioni, sono tipici della giornata canti, balli e feste.