Di Andreas Massacra

Una delle polemiche più di cattivo gusto e inutili cui si è assistito durante questo conflitto russo -ucraino è se siano più russi, o se siano i veri russi, i russi o gli ucraini. Polemica inutile a fronte della tragedia umana di chi si ritrova in mezzo ad un conflitto ma che è funzionale a quello che sembra essere una lotta alla complessità della realtà. Tutta la realtà, presente e passata. E allora, non ce ne voglia Gramellini, se la risposta alla domanda sulla originarietà dei russi sia complessa e in definitiva deludente. Cercheremo di tracciare brevemente la vicenda che porta alla nascita e alla distruzione della Rus’ di Kiev e al susseguente emergere di Mosca, una politogenesi che riguarda circa cinque secoli.

Il tutto possiamo farlo iniziare nell’anno del Signore 862, quando il principe Rjurik (Rorek), un variago, un vichingo, un Obodrita, “cala” , come altri prima di lui, dapprima verso Novgorod per poi stabilirsi inizialmente a Rostov e Suzdal. Rus’ non è un termine slavo, seppure fossero salvi gli abitanti di quelle terre. Che cosa ci fosse lì prima della conquista di Rjurik? Difficile a dirsi. La tradizione parla di un fantomatico khaganato di gente svedese. Rus’ comunque è il termine balto-finnico con cui si identificavano i vichinghi. La matrice è la stessa di “Ruotsi (che in finlandese designa la Svezia) e di Ruteni, nome con cui dai lituani vennero chiamati gli abitanti dell’ormai decadente Principato di Kiev del XIV secolo.

I vichinghi di Rjurik si espandono verso sud, nel bacino del Nipro, del Nistro, del Don e del Volga, conquistando i centri abitati che già c’erano e tra questi Kij, fondata circa 3 secoli prima da popolazioni slave o dai Kazari. Conquistata da Oleg (Helgi) cognato di Rjurik (morto nell’879), che la tolse a precedenti principi variaghi (Akslod e Dir) , viene poi governata da Oleg stesso e successivamente dal figlio di Rjurik Igor (Ingvar Rorekson). Questo è l’inizio della dinastia dei Rjurikidi che governerà le russie per 700 anni, fino all’avvento dei Romanov (se si eccettua il periodo dei torbidi). Kij è estremamente più florida di Rostov e di Novgorod, pertanto il nuovo stato prende Kiev come capitale. La Rus’ di Kiev è una grande entità statale, mista di slavi e vichinghi che va dal Mar Bianco al Bosforo Cimmerio: un territorio molto vasto, i cui spostamente sono difficili e lunghi. I Rjurikidi per governarlo lo dividono in una serie di principati, governati da parenti (figlie fratelli del sovrano di Kiev) ma il cui titolare è sempre il Gran Principe di Kiev. A livello locale ci sono i principati di Rostov, Novgorod, Kiev, Smolensk, Polotsk, Ryazan, Tver e sotto ciascuno di essi altri potentati feudali..

Fino a Vladimiro I il Grande è la fase dell’espansione: dopo aver minacciato Bisanzio c’è l’alleanza con l’imperatore romano Niceforo II Foca e le vittorie contro i bulgari del volga e i Kazari. E’ Sviatoslav il Coraggioso, nipote di Igor, a infrangere una dura sconfitta ai Kazari, dalla quale non si riprendono più, facendo diventare la Rus’ forza egemone alle soglie della Ciscaucasia. Si arriva dunque al regno di Vladimiro I il Grande. Egli regna dal 980 al 1015 ma è famoso per la conversione del suo popolo al cristianesimo greco (non ancora ortodosso). Principe di Novgorod, spodesta il fratello Jaropolk e diventa Grand Principe di Kiev, con l’aiuto di Haakon Sigurdarson di Norvegia. Sposa Anna, sorella di Basilio II il Bulgaroctono e coverte se stesso e il suo popolo al cristianesimo. Vladimiro scelse il cristianesimo, per poter inserirsi nel quadro degli imperi europei: infatti i Kazari (di religione ebraica) erano in decadenza e così i bulgari musulmani. Lo sciamanesimo uralico viene rimpiazzato abbastanza rapidamente e 3 anni dopo la conversione, siamo nel 991, viene istituita la prima eparchia della Rus’, non a Kiev ma a Rostov, dove è l’origine della dinastia rjurikide. Ecco che dunque si assiste già a quel dualismo, nella Rus’ medievale, tra il nord, origine delle conquiste variaghe con Rostov ad avere il primato “morale” e il sud con Kiev ad avere il primato politico. Vladimiro sposa poi in seconde nozze la nipote del Sacro Romano Imperatore Ottone I di Sassonia entrando nel novero delle grandi potenze europee dell’epoca.

La successione a Vladimiro è però tormentata: congiure, assassini, guerre fratricide fra gli eredi caratterizzano un periodo di circa 100 anni, con il solo regno di Jaroslav il Saggio a garantire 35 anni di stabilità. Dopo i brevi e tormentati regni di Svatopolk II e Vsevolod arriva il turno di Vladimiro II Monomaco, figlio di quest’ultimo e di una figlia di Costantino IX Monomaco. E’ il sovrano che riporta alla massima espansione la Rus’ di Kiev, fermando i cumani e i peceneghi ad est. Come per i sovrani precedenti delega il comando dei principati periferici ai suoi figli. A Rostov va il figlio Yuri Longamano (per l’avidità di terre), che alla morte del padre nel 1125, sposta la capitale da Rostov e Suzdal, per i contrasti con la nobiltà locale. Da quel momento le cronache parlano di Principato di Suzdal. Nella sua corsa al titolo di Gran Principe di Kiev contro i fratelli, rafforza il territorio del nord, base atavica e culla geopolitica dei rjurikidi, in particolare amplia la fortezza di Vladimir e fonda la cittadella fortificata di Mosca, nel 1156, sulle rive della Moscova. E’ in questo contesto che fa la sua comparsa Mosca, in quelle terre che avevano visto per prime il dominio di Rjurik. Yuri Longamano è alla fine Gran Principe dal 1149 al 1157. Il cuore pulsante della Rus’ è Kiev, ma Yuri conserva gelosamente le terre ataviche a nord.

Alla morte per avvelenamento di Yuri, gli succedono i figli, Andrea il Pio a Suzdal e a Kiev altri fratelli e figli che si eliminano a vicenda, cosicché alla turbolenza kievana si contrappone la stabilità a nord. Del resto le ricchezze tra le due parti non sono minimamente paragonabili, né lo è il prestigio. Andrea il Pio, per ragioni strategiche sposta la capitale da Suzdal all’avamposto fortificato di Vladimir. Il Principato assume ora la denominazione di Principato di Vladimir. La Rus’ di Kiev non ha bisogno del turbinio europeo per essere instabile. Alla fine è l’ultimo dei figli di Yuri a riunire il trono di Vladimir con quello di Kiev per un ultimo periodo di rigoglioso splendore: Vsevolod III dal Grande Nido (per la numerosa discendenza). Quest’ultimo riesce a restare sul trono per oltre 30 anni e il suo regno è considerato da gran parte dei medievisti come uno dei più prosperi nella storia della Rus’ di Kiev. Tiene sempre un occhio di riguardo per il Principato di Vladimir, essendo questo un loro dominio personale e ne favorisce il progressivo rafforzamento nel quadro sempre volubile dei potentati nel feudalesimo medievale. Lo sviluppo è quindi duplice: prosperità al grande reame di Kiev e parallelamente, il  rafforzamento di Vladimir. Vsevolod muore nel 1212, alla vigilia della terribile invasione mongola: Kiev ha ancora il primato, ma le basi che ha gettato a nord, sono già il sintomo dello spostamento, o del ritorno verso settentrione del baricentro geopolitico della Rus’. I mongoli si presentano nel 1223 e risultano inarrestabili per una Rus’ in preda a lotte intestine e in decomposizione. Conquistano Vladimir, Mosca, Ryazan nel 1238, assediano e distruggono Kiev nel 1240. Il sacco di Kiev determina la morte ufficiale della Rus’. A quel tempo il signore di Vladimir è Jaroslav II, uno dei figli si Vsevolod e a Vladimir e Novgorod andò meglio che a Kiev. All’inizio del 1238 i tataro-mongoli si trovano a un centinaio di chilometri da Novgorod, ma già in marzo-aprile, all’inizio della stagione del disgelo, temendo di incontrare forte resistenza da parte dei russi e di rimanere impantanati nel fango, decidono di ritirarsi. Vladimir e Novgorod diventano vassalli e non conquiste dirette, costretti a pagare un ingente tributo al Grande Khan. Ma così facendo riescono a riprendersi. Con l’invasione dell’orda mongola ha cessato di esistere l’idea di un’entità politica ed etnica unitaria russa. Quest’ultima si frammenta in tre blocchi di dimensioni differenti (russi, ucraini e bielorussi). Dunque la politogenesi degli stati russi nel tardo medioevo, che vedono la sparizione della Rus’ di Kiev, porta anche alla etnogenesi dei 3 popoli russi che in origine erano uno solo, quel misto di slavi e vichinghi che forma la Rus’ di Kiev. 

Restando sempre a nord ma spostandoci a ovest di Vladimir, si incontra la città di Novgorod. Al tempo dell’invasione mongola Novgorod è una repubblica aristocratica e lo è dal 1136, quando cacciò l’ultimo principe rjurikide, Vsevolod il Santo, nipote di Vladimiro II Monomaco e del re di Svezia Ingold I. La Repubblica è ora minacciata su 3 fronti: i mongoli a est, gli svedesi a nord-ovest e i Cavalieri Teutonici a sud-ovest. Qui nel 1240 emerge la figura di Alessandro della Neva (Nevskji). Figlio di Jaroslav II, dopo la distruzione subita dal Principato di Vladimir è un giovane nobile di Novgorod, senza particolari prospettive, quando è scelto per guidare l’esercito della Rus’ prima contro gli svedesi nella battaglia della Neva, appunto nel 1240, e poi contro i Cavalieri Teutonici, che avevano intrapreso una crociata contro i pagani baltici e lituani e contro gli ortodossi, due anni più tardi, nella battaglia del Lago Ghiacciato. Questo successo contro invasori da occidente gli conferisce grande prestigio. Ma Alessandro è anche abile diplomatico e capisce, dato il mostruoso sacco di Kiev del 1240 che con i mongoli va usata la diplomazia: anziché combattere il Grande Khan gli si presenta come vassallo, combattendo anche tra il suo esercito, non essendo possibile rivolgersi contro di lui. I mongoli decidono quindi di nominarlo principe di Vladimir, come lo era stato il padre Jaroslav II.  L’opera politica di Nevskij, che muore nel 1263, lascia una gigantesca eredità politica: ha salvato il salvabile e consolidato il rimanente, perché  ha respinto gli invasori d’occidente ha attutito gli effetti del “giogo mongolo” (i tributi verranno riscossi dai principi stessi, e da quello di Vladimir in testa, anziché dai tatari, opzione assai più distruttiva). Un margine di autonomia prezioso. Alla morte di Alessandro, avvenuta durante il viaggio di ritorno da Seraj, capitale dell’Orda d’Oro, il Principato di Vladimir viene diviso tra fratelli e figli e al più piccolo, Daniele tocca il territorio meno ricco e potente, cioè quella Mosca fondata poco più di 100 anni prima. A capo di un territorio poco significativo e poco ambito, si tiene al riparo dalle lotte fratricide, per poi trovarsi nel 1294 Principe di Vladimir. Mantiene però la capitale a Mosca che diventa così capitale della nuova Rus’. Danil muore nel 1303 e a succedergli sono i figli Yuri e Ivan I, ora denominati Principi di Mosca. L’ortodossia slava lascia Kiev nel 1325 e si sposta a Mosca nuova capitale del mondo russo

Cosa è accaduto intanto a sud, dopo il 1240? Dopo la fine della Rus’ di Kiev sorge un Principato tributario all’inizio dei Tatari dell’Orda d’Oro, sotto il formale dominio del Principato di Vladimir. Della debolezza che nasce da tale situazione si avvedono le potenze più ad occidente della vecchia Rus’. In primis i polacco-lituani, e poi i Teutonici. Il Granducato di Lituana è costretto a muoversi verso sud dalla pressione dei Crociati (le Crociate del Nord sono una serie di battaglie ed espansioni territoriali dei Cavalieri Teutonici e Portaspada contro le tribù balto-finniche semi pagane e slavi ortodossi), rinunciando alle divisioni tribali e rafforzandosi ove possibile. E il possibile sono i resti dei principati semiautonomi derivati dal disfacimento della Rus’ di Kiev. Il Granduca di Lituania, Gediminas, conquista infine Kiev nel 1362, sancendo la fine del Principato e costituendo il Granducato di Lituania dal baltico al mar Nero, ponendo le basi per un’avanzata della “slavità” occidentale e cattolica nell’antica area Rus’, e creando uno strato di identità culturale non in sintonia con i russi “di Mosca”.

Per tornare alla polemica iniziale: chi sono i veri russi? Tutti e nessuno. La storia ha separato quella più o meno vaga unità slavo-scandinava del Rus’ di Kiev in più russie e diversi russi, un ceppo dei quali ha tenuto un nome più direttamente derivato dall’antica unità statale. I ruteni, gli ucraini, e i bielorussi, sono probabilmente russi tanto quanto i “russi attuali”. Un evento esogeno, l’invasione mongola ha dato il via alla nascita politica di una nuova entità statale e a una etnogenesi che hanno entrambe come base una storia comune.

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