Di Magali Prunaj

Per iniziare questo articolo avrei potuto citare il motto della Sovrana Contrada dell’Istrice (“sol per difesa io pungo”), o prendere in prestito l’iscrizione latina “Cor magis tibi Sena pandit” ( “Siena ti apre un cuore più grande”, sottointeso “della porta che stai attraversando”) che si può leggere entrando in città da Porta Camollia. Ma alla fine ho deciso di partire da un vecchio film degli anni ’50 con Gene Kelly, Brigadoon.

La trama è molto semplice, due amici si perdono in un bosco durante una battuta di caccia e si ritrovano in un villaggio non segnalato sulla mappa. Ben presto scopriranno che il villaggio è rimasto fermo a secoli prima, congelato nel tempo e nello spazio, tenuto nascosto da una fitta nebbia invocata dai suoi abitanti come protezione da una minaccia esterna che incombeva impietosa sulle loro teste. I suoi abitanti vanno a dormire ogni sera e si risvegliano ogni mattina, ignorando però che la loro notte è durata 100 anni. Nessuno potrà mai uscire dai confini di Brigadoon o i suoi cento e passa anni gli piomberanno sulla testa rendendolo polvere all’istante.

Cosa c’entra questo film con Siena? Per spiegarlo dobbiamo scomodare la Corte d’Appello di Firenze e una sua sentenza del gennaio scorso, depositata solo pochi giorni fa, riguardante i confini di due contrade.

La Contrada della Chiocciola, parte attrice della causa, e quella della Tartuca, parte convenuta ovvero chiamata in causa, si sono rivolte a un Tribunale per stabilire se una piazza e una via rientrassero nei confini dell’una o dell’altra. Nel 1987, infatti, i Priori delle Contrade (chi governa la Contrada in tempo di Pace, non di Palio dunque) avevano firmato un accordo che modificava le rispettive zone di appartenenza. Accordo che, evidentemente, non soddisfaceva più  i “chiocciolini”.

La Corte non ha fatto altro che riconoscere ancora valido e inderogabile il bando dell’allora governatrice della città, Violante di Baviera (1673–1731), riconoscendogli il ruolo di fonte del diritto e ritenendo pertanto “da escludere che le previsioni del Bando possano essere modificate a seguito di intese raggiunte dalle Contrade e, quindi, che queste possano procedere a mutare i loro confini”.

Se non si è senesi, se non si ha sangue di Contrada che scorre nelle proprie vene, si fatica a comprendere la serietà di quanto accaduto nei giorni scorsi nel Tribunale di Firenze e si pensa a Brigadoon. Ma Siena è così, pronta a farsi la guerra a rulli di tamburi, squilli di chiarine e sventolii di bandiere, perché Siena non è una ma tante città perennemente in lotta fra loro. Ma sempre pronta a mettere da parte antiche rivalità per fare fronte comune quando è necessario difendersi da aggressioni che arrivano dall’esterno, come gli abitanti di Brigadoon.

E se questa sentenza, cui forse seguirà un ricorso alla Corte di Cassazione, farà scuola, allora gli aculei dell’Istrice saranno pronti a difesa dei propri confini. Quei confini che da tempo ormai immemore hanno scatenato una violenta diatriba con una vicina più pelosa.

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