Di Magali Prunaj
L’ambiente è diventato ormai una priorità per molti di noi, sia semplici cittadini che esponenti di un certo mondo politico che ha eletto a sua bandiera la tutela del nostro pianeta e la lotta contro i cambiamenti climatici. Politici che potremmo definire di “ogni ordine e grado”, dai singoli municipi comunali a istituzioni più note, come il Parlamento Europeo. A Milano da poco più di un mese si è rinnovato il consiglio comunale e il partito ambientalista per eccellenza, Europa Verde, ha portato a casa un risultato storico sia in comune che nei singoli municipi. Hubzine Italia è riuscita a intervistare l’assessora verde Erica Soana, eletta al consiglio di municipio 7.
Ciao Erica, grazie per aver deciso di sottrarre tempo prezioso ai tuoi compiti per chiacchierare con noi.
Ci mancherebbe, grazie a voi per avermi cercata.
Partiamo con la domanda più banale di tutte: chi è Erica?
Allora, se dovessi definirmi con degli aggettivi sicuramente il primo che mi viene in mente è combattiva.
Erica la combattiva?
Sì, io lotto per l’ecologismo fin da quando ero piccola. Da ragazzina avevo il sogno di diventare veterinaria per aiutare gli animali, sogno che ho dovuto chiudere in un cassetto perché sono nata con mille allergie grazie anche all’inquinamento. Poi, crescendo, ho iniziato ad approfondire varie tematiche connesse con l’ambiente. Prima per conto mio con i libri, con ricerche sulla criminalità ambientale e poi studiando, tanto che all’università ho scelto sociologia e criminologia e mi sono laureata in criminalità ambientale e organizzata.
E come sei passata da una studiosa in solitaria a diventare una combattiva?
Studiando tutte le tematiche connesse ai crimini ambientali ho scoperto un vero e proprio ginepraio: rifiuti, riciclo illegale del cemento, incendi, animali. Facendo, poi, una ricerca in Emilia Romagna mi sono resa conto che molti di quelli che per noi sono crimini per lo Stato sono comportamenti leciti.
A cosa ti riferisci in particolare? E’ un’affermazione molto “forte” la tua.
Sì, lo so. Ma basta pensare all’inquinamento. Abbiamo una soglia oltre la quale non dobbiamo andare, ma non è che se rimaniamo sotto quello standard l’inquinamento non c’è. Esiste lo stesso e ci fa male, fa male a noi e all’ambiente. Ma anche l’industria petrolifera, della carne, tutta l’industria agroalimentare che usa concimi chimici, pesticidi, erbicidi. Utilizzarli è legale, è lecito, basta non superare una certa soglia ma vanno comunque a finire nel terreno, nell’acqua che beviamo, nel cibo che mangiamo.
E quindi hai deciso che non potevi limitarti a studiare ma dovevi fare qualcosa di concreto.
Mi sono così avvicinata a un partito ambientalista, a Europa Verde, ma per puro caso. Sono andata a un evento di Europa Verde senza sapere che il partito fosse l’organizzatore e in quell’occasione sono entrata in contatto con altri giovani coi quali ho stretto dei rapporti. Abbiamo fatto rete e così è nata la giovanile a livello nazionale e locale.
A proposito del fare rete, come la pandemia ha influito e influenzato i rapporti all’interno della giovanile e del partito?
Diciamo che il mio fidanzato non era proprio contentissimo di vedermi quasi ogni sera collegata per una riunione diversa. Però avere una giovanile da organizzare mi ha salvata da quella monotonia della pandemia che tutti abbiamo vissuto. Potersi riunire solo on-line ha avuto sicuramente numerosi vantaggi, quando si parla della giovanile nazionale. Anche senza la pandemia è più facile far incontrare giovani che arrivano da tutta Italia virtualmente che in presenza, anche se ora c’è una gran voglia di vederci dal vivo. A livello locale, invece, ci siamo resi conto come il vedersi di persona sia prezioso e necessario.
Tornando al tuo avvicinamento alla politica, sei entrata come pioniera in una nuova realtà ed è arrivata subito una candidatura.
Ebbene sì. Sono stata candidata al comune e al municipio 7, dove poi sono stata eletta. Elezione che proprio non mi aspettavo e sicuramente non avrei neanche ipotizzato di diventare assessora. E’ stata una grandissima sorpresa, dalla notte delle elezioni passata a ricaricare di continuo la pagina del comune per vedere i nomi degli eletti a quando ho chiamato mia madre e mio padre per dire che almeno ufficiosamente ce l’avevo fatta. Però per dare l’annuncio ho aspettato tutti i conteggi e la conferma ufficiale, a quel punto ho stappato il prosecco e ho festeggiato.
E l’assessorato come è arrivato?
Su tutto il territorio milanese abbiamo portato a casa un risultato ben più alto delle nostre aspettative, probabilmente il migliore mai avuto. E questo grazie al fatto che siamo stati molto presenti in tutti i quartieri e che abbiamo fatto rete fra noi. Al momento di scegliere gli assessori a tutti faceva piacere dare qualcosa ai verdi, ce lo siamo meritato in fin dei conti.
Quando si pensa ai verdi ancora si fa fatica a non tornare con la memoria al sole che ride e quindi a un partito interessato quasi esclusivamente alle politiche ambientali e che lasciava indietro qualsiasi altro argomento. Europa Verde è ancora così settaria?
Assolutamente no, fra i nostri obiettivi ovviamente ci sono tanti argomenti come la tutela dei diritti tanto che in comune, grazie alla nostra eletta Francesca Cucchiara, abbiamo appena fatto approvare una mozione per aiutare i profughi al confine tra Bielorussia e Polonia.
E te, come donna, come giovane, come ambientalista, quali altri obiettivi hai?
Allora…sono entrata in un partito senza avere nessuna esperienza di politica attiva e sono entrata creando addirittura la giovanile. Mi sento un po’ come il primo astronauta che ha messo piede per la prima volta sulla luna. E sono entrata in questa realtà proprio perché come giovane e come ambientalista mi rendo conto che intorno all’ambiente ci sono mille questioni, mille problemi connessi.
E come donna?
E come donna penso proprio a Francesca, alla sua mozione sui rifugiati, ma anche alla nostra assessora al verde al comune di Milano Elena Grandi, una donna dalla quale ho tanto da imparare. Due donne di età diverse che mi hanno comunque insegnato molto e che io ho ascoltato e ascolto. Elena per me è un faro nella notte. Ma comunque anche la componente maschile del partito mi ha aiutata notevolmente, penso proprio a Tommaso Gorini, anche lui eletto al consiglio comunale milanese, un grande esperto di storia, filosofia e politica. Il confronto con loro mi ha portato dove sono ora.
E poi sei stata eletta.
E sì, poi è arrivata l’elezione con 122 voti e l’assessorato a scuola ed educazione, arredo urbano, politiche ambientali e politiche della partecipazione. Ancora non so dirti quale delega mi piaccia di più. Sicuramente scuola ed educazione è un assessorato interessante perché, in fin dei conti, si tratta del nostro futuro. Davanti ho letteralmente un foglio bianco da riempire di progetti sull’educazione, sull’accoglienza. Un’idea che mi frulla per la testa è quella di fare qualcosa riguardo l’emotività. Crescendo molti giovani sviluppano dei problemi a relazionarsi coi propri pari e coi genitori, mi piacerebbe avere nelle scuole una figura esperta che possa accorgersi dell’esistenza di questi problemi e aiutare a trovare una soluzione. Certo, prima dobbiamo pensare ai problemi strutturali di molte scuole, che sono tanti. Ma ci stiamo già lavorando.
Nel tuo assessorato rientra di sicuro anche la questione stadio San Siro. Me ne vuoi parlare?
Il problema dello stadio non lo affronto solo da un punto di vista ambientale ma anche finanziario. Da un punto di vista ambientale mi sembra inutile dirlo, ma costruire qualcosa di nuovo quando esiste già non serve a nulla. Usa quello che hai è proprio il principio cardine dell’ecologia. Costruire nuovi edifici quando non ce ne è bisogno, magari lasciandoli vuoti, è uno spreco di risorse ambientali enorme. Per non parlare dello spreco di soldi. Il nuovo stadio, fra l’altro, lo vogliono costruire su un qualcosa di verde e Milano ha bisogno di polmoni verdi, andrebbero aumentati e non distrutti. Il problema è poi finanziario, ma anche pubblico. Dare in concessione a dei privati questo spazio per 90 anni vuol dire far ricadere sul tifoso parte dei costi, facendo diventare l’andare allo stadio un’attività di élite. Lo stadio e il quartiere vanno ristrutturati, non demoliti.
Perché anche le politiche alla partecipazione?
Io ho firmato il patto “sai che puoi” (una richiesta ai candidati del centrosinistra del comune di Milano a impegnarsi a praticare il governo collaborativo, ndr) e ho chiesto appositamente questa delega. L’astensionismo alle ultime elezioni è stato un enorme smacco, la gente non crede più nella politica e io voglio ripartire proprio dalle persone, fare rete per prendersi cura del territorio. Solo così le cose possono cambiare veramente. So già che riceverò tante lamentale, non importa, io ascolto tutti. Sono sicura che con la giusta volontà e il giusto impegno si può fare tanto.
Quindi ambiente è partecipazione?
Sì! Un esempio è il prendersi cura del territorio, ricordarsi che la strada, il marciapiede, il parco è mio ma è anche tuo. La transizione ecologica ci sarà grazie a delle leggi, ma anche ai comportamenti di ognuno di noi. E alla base c’è promuovere il riciclo e il riuso e contrapporlo alla cultura di consumismo alla quale ci siamo abituati.
Come si recupera un muro fatiscente?
Proprio oggi ho inaugurato un murale di recupero a Baggio e questo mi piacerebbe farlo almeno una volta all’anno, proprio come progetto educativo per i più giovani.
Mi hai parlato molto di giovani e progetti educativi, ma nel tuo municipio anziani o giovani adulti, magari con più problemi legati alla mobilità, non ce ne sono?
Certamente, ce ne sono e, anche se occuparmi di loro non rientra nelle mie deleghe, come municipio stiamo lavorando a rimettere a nuovo dei centri dedicati anche agli anziani, come i CAM (Centri di Aggregazione Multifunzionali, ndr). Mi piacerebbe preparare un calendario di eventi dedicato alla sostenibilità, come cosa mangiamo, come ci vestiamo, come ci riscaldiamo, come ci muoviamo. Per quanto riguarda la mobilità, ho apprezzato molto i taxi solidali del comune e mi piacerebbe venissero reintrodotti e incentivati.
E la bicicletta? Sicuramente un mezzo molto sostenibile ma non per tutti. Io, ad esempio, ho paura a usarla nel traffico di Milano.
Sulle biciclette c’è da fare veramente tanto. Vanno regolamentate, ma bisogna anche fare tanta educazione stradale e non solo ai ciclisti. Quando abitavo a Forlì in una rotonda un’automobile mi ha investita, sono caduta finendo sul cruscotto. Mi sono rotta il naso e ho avuto 36 giorni di prognosi, e la mia fortuna è stata che l’auto non andava a forte velocità. Perché un conto è un impatto con un’auto a 30 km/h e un conto è con un’auto a 50 km/h. Devo dire, però, che io non indossavo il casco. Ecco, per legge non è obbligatorio ma io quest’obbligo lo introdurrei. Ma ovviamente la bicicletta non può essere la sola alternativa. Io abito in periferia e aspetto tantissimo i mezzi pubblici, a differenza di chi abita più in centro, e io vorrei che questo problema venisse risolto come, secondo me, le auto private non devono essere per forza demonizzate perché ci sono categorie di persone che non possono non usarle. Però per diminuirle il traffico in generale di Milano deve cambiare, cambiando completamente la sua viabilità. Sono cose lunghe, ma a me piacerebbe si iniziasse a lavorare in tal senso. Alla base, comunque, c’è sempre il rispetto di tutti gli utenti della strada e che la strada diventi un luogo sicuro per tutti.
E come può diventare più sicura la strada per i ciclisti?
Come ti dicevo prima ad esempio introducendo l’obbligo del casco, poi vorrei creare delle piste ciclabili veramente protette dalla strada, magari con un cordolo e non solo separate dalla corsia da una striscia disegnata per terra. Ma mi piacerebbe proprio toglierle dalla strada, magari connettendo fra loro i vari parchi milanesi e chiudendo delle vie al traffico per renderle solo ciclo-pedonabili. E poi ci vuole educazione allo stare in strada, ma questo vale anche per gli automobilisti. Io non apprezzo questa moda, chiamiamola così, degli ultimi anni per cui, soprattutto sui media, tutti puntano il dito sempre e solo contro il ciclista. I giornalisti devono limitarsi a raccontare la notizia, secondo me, e non giudicare.
La chiacchierata con questa nuova “pasionaria” della politica milanese si conclude così, con gli occhi che brillano all’idea di poter veramente cambiare qualcosa e pieni di sogni.