Di Magali Prunai
Che cos’è l’odio? La domanda sembra facilissima, ma la risposta non è altrettanto semplice.
Ancora più complicato è rispondere alla domanda “cosa vuol dire odiare?”
Se dovessi spiegare a un bambino di pochi anni il concetto sarei sicuramente in difficoltà. Odiare vuol dire provare dei sentimenti di inimicizia, inospitalità e antipatia nei confronti di qualcuno senza alcuna ragione apparente. Forse la risposta è esaustiva per noi che leggiamo, ma un bambino di pochi anni farebbe ancora fatica a comprendere.
Allora potremmo riassumere l’odio nel non voler bene a qualcuno solo perché è fatto in modo diverso da noi o da come a noi piacciono le altre persone. Perché abbiamo idee diverse o perché possiede qualcosa in più o in meno rispetto a noi. Un bambino piccolo, a questo punto, non farebbe più fatica a capire cosa vuol dire odiare ma difficilmente capirebbe perché si odia.
Il sentimento è forse innato in ognuno di noi, ma molto più spesso viene fomentato da altri.
Era stato fomentato da altri Bruto quando congiurò contro Giulio Cesare per ucciderlo? Me lo sono chiesta dopo aver sentito dei ragazzi giovanissimi ignorare il periodo storico in cui Giulio Cesare visse e morì e per opera di chi.
Cesare, dopo aver avviato un processo di riorganizzazione di Roma, non amato da chi era più conservatore, fu ucciso a pugnalate da un gruppo di senatori. Celebre la frase che si dice pronunciò in punto di morte nei confronti del figlioccio Marco Giunio Bruto: “tu quoque, Brute, fili mi!” O, per lo meno, dovrebbe essere celebre.
Era il 44 a.C. e il Senato già tirava brutti scherzi a chi voleva cambiare le cose. Per paura, per odio, per ignoranza.
Una volta si pugnalava il proprio avversario, adesso le pugnalate sono solo metaforiche e sostituite da cori da stadio.
Due anni dopo la sua morte, il Senato deificò Cesare.
Qualche anno dopo, siamo nel 27 a.C., le idee riformiste di Cesare furono riprese e portate avanti dal figlio adottivo, e pronipote, Ottaviano Augusto. Roma conobbe, così, uno dei suoi periodi di massimo splendore.
Dobbiamo veramente aspettare ancora 20 anni perché anche l’Italia torni a splendere nel mondo?