Di Magali Prunai
Alcuni giorni fa, in un momento di noia totale, ho iniziato a guardare i video che un social network riteneva adeguati per me. Fra un gattino che fa le fusa, una scimmia che fuma e un tutorial di trucco mi compare un video denuncia di un ragazzo rimasto chiuso fuori casa a causa dell’ascensore guasto. Cosa c’è di interessante in un ascensore guasto? Più che l’ascensore, ad attirare la mia attenzione è stato il ragazzo protagonista dell’episodio, Diego Schettino, 24 anni, che senza un montascale e un ascensore funzionanti lui e la sua sedia a rotelle non possono uscire o entrare agevolmente in casa. Colpiti dal fatto che la ditta che gestisce l’ascensore nel suo condominio non si è degnata di intervenire velocemente, dopo aver visto altri suoi video di denuncia, la redazione di Hubzine Italia ha deciso di contattarlo per un’intervista.
Ciao Diego, grazie per aver accettato di parlare con noi.
Grazie a voi per avermi cercato.
Cominciamo dall’ABC. Chi è Diego?
La domanda è vasta. Per come sono fatto io ci possono essere tante risposte, sono tante cose e non riuscirei a classificarmi in alcuni schemi.
Ma se tu dovessi riassumerti in poche parole cosa diresti? Io sono…
Io sono Diego e mi occupo di disabilità, di barriere e cerco di difendere tutte quelle categorie che sono più fragili.
Perché hai deciso di occuparti in prima persona di tutte le difficoltà che te, ma non solo te, incontri giornalmente in giro per la città?
Io sogno una Milano più inclusiva e mi batto perché ci sia veramente un cambiamento, invece che limitarmi a lamentarmi. La differenza fra chi vuole un cambiamento e chi lo cerca veramente è questa: trovare tutte le possibili soluzioni per riuscire a rendere il domani migliore di oggi. Ma non solo per me, che sono uno che se la sa cavare sempre, ma per tutte quelle persone che non hanno voce, che vorrebbero cambiare le cose ma non possono.
Cos’è il cambiamento per te?
Semplicemente inclusione.
Cioè?
La società attualmente mira a integrare, ma non si occupa di includere. E per farlo sono necessarie città più accessibili, senza barriere architettoniche, una città dove chi ha una disabilità motoria, come me, o sensoriale possa uscire da casa quando e come vuole, senza dover dare un preavviso, senza dover giustificare i propri spostamenti come avviene adesso.
E’ grave che per poter vivere la propria vita si debba sempre programmare con anticipo…
E’ grave, anzi è gravissimo, e quel che è peggio è che è legale.
Cosa intendi?
Io cerco sempre di cavarmela da solo, ma se non volessi fare fatica dovrei sempre pianificare tutto in anticipo. Se voglio prendere la metropolitana devo prima chiamare un numero apposito dell’azienda dei trasporti per verificare che gli impianti di discesa e risalita siano in funzione, impianti che non servono solo a me ma dei quali può avere bisogno un anziano, una donna col passeggino…
Ma il problema si presenta anche se ho bisogno di spostarmi in taxi, perché devo cercarne, e trovarlo libero, uno adeguato per il trasporto della carrozzina. Se voglio prendere un treno devo avvisare 12 ore prima per avere assistenza.
Improvvisare quindi è impossibile? Se domani ti alzi e decidi di voler fare una gita non puoi.
Per me non è proprio così, ma io per carattere cerco sempre di risolvere tutte le problematiche in modo che non ci siano barriere o disagi di sorta che mi blocchino. Ma dobbiamo pensare che nel 2021 la maggior parte delle persone con disabilità non può uscire da sola come vuole e a me, personalmente, questo preoccupa molto.
Mentre venivo qua ho notato il montacarichi del ponte sulla Darsena che è pieno di birre e sporco…
Neanche funziona.
Non funziona e se funzionasse ti ritroveresti lo sporco che dalle ruote passa alle mani…
In realtà non è proprio così perché la parte che si tocca della ruota è un’altra, comunque non è piacevole.
Le mani sono salve, però ti porti lo sporco in casa. Io mi tolgo le scarpe quando rientro, tu non puoi togliere le ruote.
Anch’io mi tolgo le scarpe quando torno a casa! (Risata fragorosa, ndr)
Torniamo alla tua idea che punta a eliminare il concetto di assistenzialismo.
E’ la mia idea progressista, è il motivo per cui faccio politica e ho fondato un’associazione (squadra mobile aca). Si tratta di un progetto di vita, del mio progetto. E se penso a chi è Diego e a cosa voglio penso a cercare di dare voce ai prossimi Diego che vogliono uscire di casa a 19 anni e che possano avere una vita indipendente e autonoma.
Come è stato andare a scuola o socializzare con gli altri?
La scuola non mi piaceva, come a tanti studenti italiani.
Se però mi stai chiedendo come è stato a livello della mia disabilità, allora ti rispondo che in tutte le scuole che ho frequentato mi sono sempre dovuto adattare io alle esigenze scolastiche e non viceversa. Avevo bisogno di persone che mi aiutassero negli spostamenti perché, nonostante ci sia una legge che imponga l’eliminazione di qualsiasi barriera in contesti come quello scolastico, non era possibile per me arrangiarmi da solo.
Per quanto riguarda gli amici, non ho mai avuto problemi a farmene. Il mio carisma prevale sul resto e se qualcuno non riesce ad andare oltre la mia sedia provo prima a comprendere la persona. Ma se dall’altra parte non c’è la disponibilità a capire o a voler capire io non posso farci niente.
Quindi è un problema soprattutto culturale?
Sicuramente è anche un problema culturale, ma il discorso è molto più vasto. Esistono tante disabilità e nessuna è uguale all’altra. Io non sono abile a camminare, ma ho altre abilità e di questo non possiamo non tenerne conto. Alla fine che vuol dire essere disabile? C’è chi ha la pelle scura, chi gli occhi chiari, chi la erre moscia e chi una disabilità. Ognuno di noi ha le sue caratteristiche e siamo tutti diversi. Questo per me è l’antiassistenzialismo e l’antipietismo. La questione, per cui, è culturale ma anche di insegnamento.
Quale ruolo deve avere la scuola?
Le cose stanno migliorando anche a scuola, ma c’è ancora molto da fare. Dobbiamo fare attenzione a distinguere il pietismo, che non è inclusione, e l’indifferenza, cioè quando la gente non ti vede o le madri spostano i bambini al tuo passaggio. La scuola può fare molto nel percorso di inclusione, soprattutto coi programmi scolastici. Gli obiettivi dei ragazzi disabili non devono essere per forza inferiori e più semplici. La scuola deve dare a tutti i giusti strumenti per affrontare la vita e permettere a tutti di trovare la propria dimensione. Del resto la nostra società sarà migliore solo quando anche queste persone potranno lasciare la casa dei genitori ed essere autonomi.
Parlando del Diego non socialmente e politicamente impegnato, ma del ragazzo che va in centro a fare shopping o a cena fuori con gli amici, quali problemi si presentano?
Sicuramente nei locali troppo eleganti ho qualche problema, ma perché non mi piacciono! (Altra fragorosa risata, ndr).
I negozi che frequento io, fortunatamente, sono facilmente accessibili e hanno camerini per disabili abbastanza grandi e comodi. Ma già nel centro di Milano la maggior parte per me sono “off-limits” perché senza pedane per entrare e con gradini alti che difficilmente posso affrontare. Ma non colpevolizzo del tutto i commercianti, i quali per mettere una pedana devono affrontare dei costi e un iter burocratico infinito che rinunciano in partenza. Il discorso non cambia se esco la sera con gli amici, se non riesco a entrare da solo ho comunque bisogno di qualcuno che mi spinga. In genere ciò che crea più difficoltà sono i bagni, che molto spesso non sono a norma.
Io ti ho contattato dopo aver visto un video in cui sei rimasto chiuso fuori casa perché l’ascensore era bloccato. Mi racconti cosa è successo?
Da tempo dall’ascensore arrivavano rumori sinistri, ma la ditta che se ne occupa sostiene di non poter intervenire se non è bloccato. Alla fine l’ascensore si è bloccato, fortunatamente senza nessuno dentro, ma con un ragazzo impossibilitato a rientrare in casa sua. La ditta non è intervenuta subito, ma solo il giorno seguente, proprio perché nessuno era intrappolato dentro. Senza curarsi che nel palazzo abitano un disabile e parecchi anziani. Per noi il blocco dell’ascensore non è solo un problema burocratico, ma prima di tutto una situazione umana.
Un’ultima domanda, Diego fra 10 anni?
Spero non alcolizzato (…). Fra 10 anni mi vedo con qualche merito in più per aver reso Milano una città più accessibile, più progressista e antiassistenzialista.
Caro Diego, noi ti auguriamo di essere tutto ciò e anche di più.
** Due giorni dopo l’intervista, risolto il problema dell’ascensore, Diego è rimasto chiuso fuori casa perché il montascale era guasto. La sua manutenzione dipende dalla stessa ditta che gestisce l’ascensore. **