Di Irene Prunai

L’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) Samantha Cristoforetti assumerà il comando della Stazione Spaziale Internazionale con la missione Expedition 68a del 2022. Insieme a Cristoforetti partiranno dalla Florida, a bordo di una navetta Crew Dragon della SpaceX, gli astronauti Kjell Lindgren e Bob Hines, entrambi della NASA.

Sarà la seconda volta per AstroSam dopo la missione Futura del 2014.

Questa volta però sarà la prima donna europea e la terza donna al mondo a comando della Iss.

In merito a questa nomina, il generale dell’Esa Josef Aschbacher ha dichiarato che Cristoforetti ispirerà l’intera generazione di nuove persone che stanno sottoponendo proprio in questo periodo la propria domanda per entrare nel corpo astronauti dell’ESA. Aschbacher ha inoltre voluto sfruttare l’occasione per invitare sempre più donne a partecipare.

Sono l’ispirazione e figure come Samantha Cristoforetti che servono in questo particolare momento nel nostro paese e, azzarderei, un po’ in tutto il mondo.

Non si fa che parlare di donne che siano un buon esempio per le nuove generazioni, di questione femminile, di parità. Si creano Barbie astronaute e bambole scienziate per dare l’idea alle bambine e ai bambini che chiunque abbia un sogno è giusto che cerchi di realizzarlo senza lasciarsi fermare da stupidi pregiudizi. Ma allo stato attuale purtroppo restano solo parole, poche gocce nel mare di una cultura che si fa fatica a sradicare.

Quando si affronta questo tema non si fa altro che dire che la “politica”, quasi fosse un ente e sé, dovrebbe trovare una soluzione. Ma la politica siamo noi e la soluzione dobbiamo trovarla cambiando atteggiamento e non tollerando più certe situazioni. Quote rosa, celesti, gialle o verdi che siano, giuste o sbagliate, e qui non vogliamo entrare nel merito della questione, restano comunque parole in aria, colori che dividono e uniscono. Il problema c’è e la questione resta senza soluzione.

Quella di Samantha Cristoforetti è una bellissima storia di modello femminile, un esempio di donna che insegue i suoi obiettivi con il sorriso, riuscendo a imporsi in un mondo prevalentemente maschile. Ma quanto sarebbe ancora più bella la sua storia se fosse semplicemente un modello per tutti? Perché le bambine devono avere come modello Samantha Cristoforetti e i bambini Luca Parmitano? Non possiamo semplicemente insegnare ai nostri figli che l’esempio prescinde dal genere?

Certo la strada per arrivare a questo è lunga, ce lo dimostrano i numeri e i fatti.

Secondo un report 2020 realizzato da Talents Venture e Steamiamoci sul gender gap nelle facoltà STEM (acronimo che fa riferimento alle discipline scientifiche) risulta che il 55% degli iscritti nelle università italiana è donna. Eppure tra tutti gli iscritti alle facolta Stem la presenza femminile si attesta al 37%. Un dato basso, ma in salita negli ultimi anni, soprattutto nelle regioni del nord Italia. Le donne iscritte a questi corsi ottengono in media risultati accademici migliori dei loro colleghi uomini. Eppure queste migliori performance non sembrano essere riconosciute dal mercato del lavoro. A un anno dalla laurea il tasso di occupazione degli uomini che provengono da un corso Stem è di quasi il 92%, quello delle donne è più basso di quasi tre punti percentuali.

Con l’intento di superare questo gap l’ateneo di Bari, nei giorni scorsi, ha deciso una riduzione del 30% delle tasse universitarie alle studentesse che hanno un Isee inferiore a 30 mila euro e si iscrivono a corsi che sono frequentati soprattutto da uomini.

Un colpo al cuore, sempre che ne abbiano uno, per quanti hanno il coraggio di sostenere che la scolarizzazione femminile sia una delle cause principali della denatalità. Per non parlare di chi in questi ultimi mesi ha dichiarato che le donne si realizzano con la maternità o che sono più portate all’accudimento.

Vogliamo veramente commentare queste affermazioni?

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