Di Irene Prunai
Sono passati appena trentacinque anni dal disastro di Cernobyl e l’impianto nucleare continua a far parlare di sé. Gli scienziati del governo ucraino lanciano l’allarme: nel reattore numero 4 sono riprese le reazioni di fissione. Ancora non si sa se queste reazioni si esauriranno da sole o se sarà necessario un intervento per scongiurare un nuovo disastro.
Pare che i sensori abbiano registrato un numero crescente di neutroni, campanello d’allarme di una reazione di fissione nucleare. Questo aumento di neutroni è in corrispondenza di una stanza inaccessibile del reattore.
Anatolii Doroshenko, dell’Istituto per la sicurezza degli impianti nucleari, dice che il conteggio di neutroni sale molto lentamente, ma non per questo possiamo escludere il rischio di incidente. Ovviamente la sua portata sarebbe comunque contenuta, ma stiamo pur sempre parlando di “tizzoni in un barbecue”.
Ma cosa sta accadendo in realtà? Quando si è sciolto il nucleo del reattore, le barre di uranio usate come combustibile, il loro rivestimento, le barre di grafite e la sabbia si sono riversate come lava. A quel punto sono precipitate per poi pietrificarsi dando vita al Fmc (fuel containing material) in cui si trovano 170 tonnellate di uranio irradiato. Un anno dopo l’incidente venne costruito un sarcofago per ricoprire l’intero reattore. Purtroppo però, forse per problemi di costruzione, l’acqua piovana era penetrata all’interno.
In una situazione simile l’acqua ha l’effetto di rallentare i neutroni aumentando il rischio di collisioni con l’uranio. Questo meccanismo genera una reazione a catena che può portare a conseguenze poco piacevoli. Per ovviare al problema della pioggia fu costruito una nuova copertura che fino a oggi ha svolto il suo lavoro.
Adesso però il numero di neutroni ha ricominciato a crescere fino a raddoppiare in quattro anni.
Secondo gli scienziati l’ipotesi è che la reazione di fissione potrebbe accelerare, anche esponenzialmente, rischiando di far crollare alcune sezioni non stabili dell’edificio e rilasciando polvere radioattiva nella nuova struttura di protezione.