Di Magali Prunai
Chiunque abbia contribuito, rischiando la propria vita, a salvare anche una sola persona di religione ebraica dal genocidio nazista, senza alcun interesse personale ma solo per senso di giustizia, viene riconosciuto come “Giusto tra le nazioni”. L’onoreficienza, conferita dal Memorale ufficiale dello Stato d’Israele fin dal 1962, prende il nome dalla stessa tradizione ebraica che definisce “giusto” qualsiasi gentile, ovvero chiunque non sia di religione ebraica, che rispetta Dio.
Negli anni in tutto il mondo sono nati dei giardini dedicati ai Giusti, dei luoghi di pace e riflessione dove piantare alberi in onore di chi ha difeso i diritti umani noncurante del pericolo cui andava in contro.
Fra i Giusti troviamo nomi noti come Giorgio Perlasca, un commerciante italiano che si finse console generale spagnolo salvando più di 50.000 ebrei ungheresi, o Oskar Schindler, l’impreditore tedesco noto per aver ispirato il film di Spielberg che riuscì a salvare un migliaio di persone dalla deportazione.
Ma continuamente si scoprono nuove persone che nel loro piccolo hanno agito come “Giusti” o, semplicemente, come essere umani. Un nome sul quale è caduta la mia attenzione di recente è stato quello di Ho Feng Shan, primo segretario dell’ambascita cinese a Vienna dal 1937 al 1939.
Nato nel 1901, orfano di padre, cresce nella comunità luterana norvegese che si occupa di finanziare i suoi studi. Molto intelligente, notevolmente portato per le lingue si dedicherà presto al lavoro diplomatico finché non viene inviato in Austria dove non avrà difficoltà a inserirsi nell’ambiente culturale della capitale.
Molti degli intellettuali austriaci sono di religione ebraica, una comunità molto numerosa, forse la più numerosa in tutta Europa, e che conta fra i suoi membri letterati, medici, professori, scienziati, artisti. Tutti perfettamente integrati nella società fino all’Anschluß, l’annesione dell’Austria alla Germania. L’antisemitismo travolge anche il piccolo Stato austriaco e 185.000 ebrei sono costretti a fuggire di corsa.
Le speranze riposte nella Conferenza di Evian, piccola città termale francese nell’Alta Savoia, che nel 1938 fu convocata dall’allora presidente USA Roosevelt per trovare una soluzione al sempre crescente numero di profughi ebrei proveniente dalla Germania e dall’Austria, si rivelarono presto vane. I partecipanti simpatizzavano tutti per i rifugiati, ma nessuno voleva realmente accoglierli. L’unico Stato in controtendenza fu la Repubblica Domenicana che mise a disposizione dei circa 100.000 ebrei che ospitò 26.000 acri di terra.
Dopo la Kristallnacht, la notte dei cristalli, nel 1938 la situazione si inasprisce ancora di più, ottenere un passaporto o un visto per scappare è sempre più complicato ma l’unica alternativa alla morte è almeno tentare l’accoglienza altrove.
La Cina decide di chiudere la sua ambasciata a Vienna e impone al suo personale di astenersi da qualsiasi posizione in merito alla “questione ebraica”.
Ho Feng Shan è un disobbediente e, con l’aiuto del suo segretario, sfrutta la sua posizione per rilasciare passaporti cinesi e visti per Shanghai.
Dalle ricerche fatte dagli storici, fra il 1938 e il 1940 risultano approdati a Shanghai più di 18.000 ebrei europei e se consideriamo che bastava un visto a famiglia si pensa che in realtà furono salvate più di 20.000 vite.
Nel 1940, quando fu costretto a lasciare definitivamente Vienna, firmò visti fino a un attimo prima di salire sul treno e regalò i suoi sigilli ai fuggitivi.
Trasferitosi a Bucarest, dopo la guerra andò a Taiwan, gesto che lo fece considerare più un nemico della Cina che un eroe. Negli anni ’70 si sposta negli Stati Uniti dove pubblica le sue memorie da diplomatico. Dedicherà solo poche pagine alle sue gesta eroiche, descrivendole nel dettaglio alla moglie solo pochi mesi prima della sua morte, a 96 anni, nel 1997.
La sua storia è venuta alla luce poco alla volta finché nel 2000 non gli è stato conferito il titolo di Giusto tra le Nazioni.