di Magali Prunai
Era il 1943 e Milano fu bombardata in modo brutale. Le bombe cadevano inesorabili su tutta la città colpendo le case, le scuole, i monumenti, i cittadini inermi che nulla potevano contro la potenza devastante che veniva dal cielo.
Fra i tanti monumenti, il celebre Teatro alla Scala fu completamente distrutto.
La Milano operosa e operaia si è subito rimboccata le maniche per risorgere dalle proprie ceneri, ben sapendo che riportare agli antichi splendori il suo simbolo più bello avrebbe contribuito a innalzare gli animi dei milanesi scoraggiati dai tanti anni di patimenti e sofferenze.
Nel 1946, con una città e un paese ancora da ricostruire e rimettere in piedi, il teatro fu inagurato di nuovo, diventando inevitabilmente il simbolo per eccellenza di Milano e dell’Italia che ricominciava.
L’Italia distrutta dalla guerra ricominciava in pace e ricominciava dalla cultura.
L’11 maggio 1946, alle 21.00 precise, come recitava il cartellone, il maestro Arturo Toscanini inagurò il teatro con un evento che prese il nome di “concerto della ricostruzione”. Tante muscihe famose, ouverture note, balletti, aree d’opera. Fra i nomi più noti che vi presero parte non possiamo non ricordare la grande soprano Renata Tebaldi.
Non è, dunque, un caso che per il prossimo 7 dicembre si è scelto, in questo anno un po’ particolare e sciagurato, di rievocare il concerto della ricostruzione con un evento straordinario.
“A riveder le stelle”, titolo dal sapore un po’ dantesco, che evoca alla mente come il Sommo Poeta, dopo un raccombolesco viaggio fra inferi e Paradiso, finalmente tornò alla luce del giorno, pieno di speranza e propositi.
Una serata allegra ma che avrà comunque un sapore un po’ amaro. L’amaro di non avere il presidente della Repubblica seduto nel palco destinato agli Asburgo, di non avere la sfilata di volti noti e meno noti che hanno il grande onore, e probabilmente l’immensa fortuna, di assistere a quello che forse è uno degli eventi culturali più importanti di tutto l’anno. I fotografi che immortalano i “look”, le uova contro le pellicce, le proteste fuori dal teatro. Tutto questo quest’anno non ci sarà e ci mancherà, come ci mancherà assistere alla prima dal maxi schermo nella vicina Galleria, magari dopo aver mangiato una tradizionale frittella acquistata allo storico mercatino degli Oh bej, oh bej, anche lui annullato per questioni di sicurezza.
Il maestro Riccardo Chailly e interpreti di grande fama come Placido Domingo, Juan Diego Flòrez e Roberto Bolle tenteranno di colmare questo vuoto che per tradizione dà inizio al periodo natalizio di ogni milanese.
Nel 1946 l’Italia è ripartita dalla cultura, contribuendo a creare ancora di più il suo mito all’estero. Nel 2020, quasi 2021, l’Italia riparte con la cultura, intensificando ancora di più il mito.