editoriale di Debora De Stefani
Ti svegli. Hai febbre e tosse. Sai che, per tutelare la tua salute e quella degli altri, dovresti curarti e stare casa. Soprattutto se lavori con persone fragili e anziane. Ma oggi sei di turno e sai anche che spesso, molto spesso, mettersi in malattia suscita occhiattine e commentini. Se poi oggi è pure lunedì o venerdì….ciao core, proprio. Già vedi quelli e quelle con una vita assai grama (che sono tanti, purtroppo) a fare battutine, illazioni, a dire «eh c’è un sacco di lavoro da fare, poi c’è pure chi si mette in malattia, eh….». Quindi, tiri giù due imprecazioni e vai. Però, oltre a questo misero quadretto, che è ordinaria amministrazione dei mondi tristi, sai che da qualche giorno è ormai accertata la diffusione del contagio da coronavirus in Lombardia e i sintomi sono proprio quelli che tu manifesti, febbre e tosse. Una volta arrivata a lavoro, non ce la fai a fare totalmente finta di nulla, ne parli con una tua collega e così riesci a trovare una mascherina da indossare per proteggere gli anziani di cui ti prenderai cura.
Indossi la mascherina e inizi a tagliare e preparare la frutta, ti interrompi quando senti la voce della tua responsabile: «Lei perché indossa la mascherina?». Le spieghi che hai sintomi sospetti e hai paura di mettere a rischio persone che già sono debilitate per anzianità e altre patologie. «Non bisogna creare inutili allarmismi!» controbatte lei. Certo, niente e nessun inutile allarmismo. D’altronde, niente e nessuno disturbi il business del padrone, che ne uscirebbe un po’ menomato per i costi di mascherine, gel e altri presidi di sicurezza individuale e misure organizzative anti-contagio a tutela dei lavoratori e dei pazienti.
Inizi a provare un misto tra stupore (l’ha detto davvero?) e rabbia (sono qui, faccio di tutto, anche di mia spontanea iniziativa, per lavorare nel miglior modo possibile e sono costretta a sentire di queste cazzate?).
Sai che tanti altri tuoi colleghi, qui e altrove, in altre strutture e ospedali, seguono e seguiranno con ordine e disciplina la direttiva «niente allarmismi!» , pur sapendo dell’esistenza di casi di covid19 e di problemi ed ai pazienti e ai parenti che chiederanno informazioni e chiarimenti daranno risposte evasive, rifileranno supercazzole, però a distanza di pochi giorni posteranno selfie in divisa da lavoro per nutrile il loro ego con i commenti « sei il nostro eroe» , altri colleghi si diranno che sono madri e padri di famiglia e che non vale la pena di rischiare la propria posizione e la propria tranquillità per soggetti che nella maggioranza dei casi sono anziani, che tra qualche saranno comunque morti. Sai anche che alcuni colleghi madri e padri di famiglia, invece, avranno il mal di stomaco, si diranno che il loro stipendio è indispensabile a casa, ma cercheranno di fare qualcosa, magari contattando in anonimato un giornalista o un poliziotto o, almeno, facendo segnalazione ai sindacati.
Tu, mentre pensi tutto questo, senti la voce della tua responsabile scandire le parole «O si toglie la mascherina o se ne va!».
Ecco. Ci sono momenti in cui il vaso trabocca. Non per forza in modo dirompente, anche solo un fiotto deciso o un piccolo rivolo. Ma la misura, ad ogni modo, è stata colmata. Sono momenti definitivi. Subito dopo, si è oltre. Anche se si è ancora lì, senza essersi mossi e a distanza di pochi secondi rispetto a prima, si è già oltre.
Non sai cosa succederà, cosa ti succederà, non sei tranquilla perché pure a te i soldi servono, non vivi d’aria, hai anche fatto dei progetti a breve e a lungo termine e i soldi ti servono.
Ti licenzieranno? Oppure, forse ancora peggio, rivolteranno la frittata, diranno che hai abbandonato il posto di lavoro, ti daranno una sanzione disciplinare e poi, via, giù di mobbing a tutto spiano finché distrutta e ammalata rassegnerai le tue dimissioni, senza alcun indennizzo economico e devastata nell’animo? O ancora altre cose, che ora non riesci manco ad immaginare?
Non importa (o meglio, ti importa, ovvio, ma ci sono anche altre «cose»). Fai un respirone, ti togli il grembiule ed esci, te ne vai. Ecco che c’è ed ecco cos’è
LA DIGNITA’.
Si consiglia anche
CORONAVIRUS, INCHIESTA MORTI PIO ALBERGO TRIVULZIO: INDAGATO IL DIRETTORE