di Chiara Consapevolezza e Domenico Vito
Questa storia nasce in tempo di quarantena da un’esperimento di “Creatività Condivisa” via web. Il tutto nasce dalla fervida e positiva mente di Chiara che lancia un invito via web per un videoincontro per esternare la propria creatività. Come non accettare. Grazie Chiara per questa indimenticabile esperienza. Bene prendiamo carta penna e fantasia…SI PARTEEEE!!

Ulli non stava più nella pelle e decise di partire con la sua astronave intergalattica e viaggiò fino ad approdare nell’isola di Ceylon, dove ad aspettarlo c’è Ceylon Moon, che lo attendeva per compiere una importantissima missione con il suo amico Robbiot: scoprire il tesoro nella piramide di Ceylon!
Atterrarono sulla spiaggia est, mentre la piramide si trovava sul lato ovest, nel tragitto per raggiungerla, in mezzo ai campi, incontrarono Samir. Egli diede loro un importante messaggio: “Voi che siete alla ricerca del tesoro della piramide di Ceylon sappiate che le drupacee vengono potate d’estate e sono coltivate a 3 filari posti ad un metro di distanza fra loro”. Proferite tali parole, si dileguò velocemente.
Alcuni pensano che Samir avesse paura che i suoi interlocutori fossero italiani, altri invece sostenevano che avesse paura della maledizione della piramide. Dopo l’incontro bucolico, i nostri eroi si addentrarono nella pineta che portava alla foresta, dove nessuno aveva mia avuto il coraggio di entrare per la presenza di strani pipistrelli che, si narra, facevano venire una tosse pazzesca, a volte letale.

Ceylon Moon all’ingresso della foresta disse a Ulli: “E’ pericoloso entrare là dentro” ma egli rispose: “Che vuoi che sia? Al massimo è solo un’influenza e io ho l’immunità di gregge!”. Ceylon Moon lo guardò esterrefatta, ma dopo un momento di esitazione rispose: “Va bene, Robbiot e io verremo con te”.
Nella foresta non si vedeva nulla, solo gli occhi di qualche pipistrello facevano delle brevi e opache lucine. Di lì a pochi passi, inciso nella corteccia di un albero su cui andò a sbattere Ullym stava scritto: “Il sonno mamma mia! Un Sonno che proprio se la stava a fa sotto Teresa, quella giornata ch’aveva passato, ne aveva fatti pochi di impicci!”. La scritta si illuminò accecando gli esploratori che, non potendo sopportare quella luce, persero i sensi e caddero in un sonno profondo… erano caduti nella trappola dello spirito della piramide che li aveva seguiti da lontano, sentendo le loro intenzioni.
Tempo dopo, non sappiamo se passarono giorni, mesi o anni, Ully, Ceylon Moon e Robbiot si risvegliarono in un letto fatto di foglie di bambù ed erano spaesati. Ad un certo punto iniziarono a sentire dei passi e uno strano verso, stridulo avvicinarsi, finché entrò nella stanza un signore ben vestito con un lieve accento inglese che disse loro: “Finalmente vi siete svegliati! Non ci avrei scommesso un penny!” Garrett Dike era un ricercatore che da anni studiava i pipistrelli della foresta, era un personaggio strano: aveva ricoperto le pareti e i soffitti con un fitto strato di foglie di palma, cosa che fece stranire Ully.
Con il suo sguardo austero, l’uomo, che era un barone, invitò la strana banda a bere un tè e raccontò la sua storia. Laureato in medicina e in etologia, studiava a Londra come ricercatore, quando un giorno fu contattato dalla regina che gli disse di aiutare la nazione a capire il corso di uno strano fenomeno: una tosse a volte letale che colpiva gli abitanti di quelle terre. Dike si era trasferito in quella terra lontana con il suo laboratorio da 5 anni e aveva capito che la sua ricerca aveva a che fare con il tesoro della piramide e che sarebbero arrivati da molto lontano 3 aiutanti per risolvere il caso e salvato la gente.
Capì ben presto che erano loro gli ospiti attesi, perché li aveva trovati che giacevano sotto la più alta palma della foresta e questo era un segnale. Ully sgranò gli occhi e capì che l’uomo che aveva visto sul giornale prima di partire era Dike e comprese che dovevano unire le forze. Ceylon Moon intuì che era la cosa giusta da fare senza sapere altro e robbiot disse: “Caspita! Ma se questo ci ha salvato nella foresta è proprio un uomo in gamba, dobbiamo fidarci di lui”. Dike disse: “Non c’è più tempo da perdere, dobbiamo unire le nostre forze per riuscire ad entrare nella piramide”.
Prima che uscissero di casa, Ceylon Moon fu attratta da un biglietto che si trovava su un mobiletto su cui stava scritto: “In mezzo alla distesa delle povere scarpe del Casilino ne indicò un paio nere, lucide che avevano 7 bellezze”. Un attimo dopo giunsero nel giardino della tenuta ed entrarono in un veicolo ricoperto da pannelli solari che teletrasportò loro nei pressi della piramide grazie alle 3 lancette del dispositivo di teletrasporto che vennero messe in scala alla distanza di un metro, grazie all’intuizione di Robbiot, come aveva indicato Samir per la coltivazione delle drupacee.

Mentre i 4 si chiedevano come entrare nella piramide, si sentìì una voce da lontano che catturò la loro attenzione: era Roberto Salviamo, che, senza battere ciglio rivolgendosi al barone disse: “Conosci Totò?” ed egli gli rispose di rimando: “No, non conosco nessun Totò” e continuando le sue domande, chiese a Robbiot: “Hai comprato ingenti quantità di rifiuti in questo periodo?”, il povero robot, imbarazzato non capiva nemmeno la domanda… passarono dei minuti di gelo e allora si rivolse a Ully: “Cosa diresti tu ai viaggiatori di un’astronave sconosciuta naufragata sulla tua terra?” Ully non esitò nemmeno un secondo e rispose con un sorriso che gli veniva dal cuore, ricordandosi le parole del suo amico Pedro incontrato in Cile l’anno prima: “Mi casa es tu casa!”
A quel punto sentirono un forte rumore provenire dalla piramide… nulla sembrava essere successo, ma avvicinandosi Ceyon Moon notò una pietra sporgente e toccandola si aprì un pertugio… Tutti rimasero sconcertati e insieme felici!
Il primo ad entrare fu il barone, seguito da Ully, Robbiot e Ceylon Moon, Salviamo chiudeva la fila. Era tutto buio e freddo intorno a loro e, ad un certo punto, si fermarono e trovarono proiettato sul muro con una luce laser di cui non si capiva la provenienza, un disegno con cerchi concentrici… “è sicuramente una mappa!” esclamò Robbiot e seguendo il suo istinto li condusse in una stanza piena di impronte luminose che sembrava non avere fine.
Ceylon Moon seguì per prima le impronte ma parevano infinite: erano piedi di tutte le dimensioni e colori… Il barone riconobbe due lettere C ed N su una parete molto impolverata e, continuando a grattare trovò vicino anche una L; più scopriva altre lettere più muoveva le mani velocemente sulla parete.
Ceylon Moon gli si avvicinò e lo aiutò a svelare il nome per intero: “Casilino!” gridò appena riuscì a leggere tutta la parola. I loro sguardi si incrociarono e sbigottiti iniziavano a cercare le impronte della grandezza e del colore di Casilino. Gli atri non capivano cosa stesse succedendo ma bastò che Ceylon Moon toccasse loro che subito compresero e parteciparono alla ricerca. Ad un certo punto, Salviamo gridò: “eccole, le ho trovate!” e tutti si precipitarono da lui.
Ceylon Moon fu come interdetta e assente per qualche minuto, ma quando tornò alla realtà aveva capito l’enigma: dovevano mettersi sulle impronte di Casilino tutti e 5, salendo uno sulle spalle dell’altro.
Ully, che stava in cima alla scaletta umana, vide all’altezza dei suoi occhi un punto luminoso e dopo averlo comunicato agli altri, Robbiot urlò ricordandosi la mappa: “Evviva! Hai trovato il punto G!” L’ilarità del gruppo attivò un percorso luminoso lungo il pavimento. Il totem umano iniziò a seguire quelle luci e, dopo ore di spostamento, si manifestò nell’ombra una figura che disse loro: “Queste due calamità possono causare danni e si ripercuotono sulla produzione del prossimo anno” e con voce grave continuò: “Severe grandinate che si verificano ad agosto e più a settembre, possono scortecciare non solo i rami dell’anno, ma anche quelli degli anni passati, causando la morte di tanti rami” e finì con una risata malvagia e fragorosa. Riconobbero la voce di Samir… Ma Robbiot capì come azzittirlo, dicendo a tutti di tapparsi le orecchie mentre proferiva la frase soporifera trovata sull’albero. Samir cadde a terra addormentato e dalle sue vesti rotolò fuori una boccetta recuperata dal barone. Conteneva una sostanza oleosa, il cui odore gli era familiare; di lì a poco scoprì che era olio… olio di palma! Il più antico olio di palma mai rinvenuto da millenni era il vero tesoro della piramide!
Il barone lo usò per creare l’antidoto alla tosse infernale e il resto lo regalò ai nostri amici, solo Salviamo non lo volle, dichiarandosi immune da ogni corruzione e dalla tosse infernale…e vissero tutto, più o meno, felice e contenti…
FINE!