Un profilo dimenticato
di Andreas Massacra
Scriviamo questo breve pezzo, a seguito del 18 luglio, per ricordare un importante personaggio della Riforma svizzera che è ingiustamente relagato ad un ruolo di secondo piano ma senza il quale difficilmente la storia della Confederazione e della Riforma in essa avrebbe avuto luogo così come la conosciamo. Non sempre la comunicazione storica rende giustizia, tante volte fanno notizia le battaglie e gli individui che in esse trovano più o meno gloriosa fine e si trascurano gli individui che altrettanto alacremente, con costanza e perseveranza dedicano, senza imprese eclatanti, la propria esistenza alla edificazione dei propri scopi e ideali. In questo caso crediamo che si possa dire che non solo è importante chi combatte ma anche e soprattutto chi costruisce. Forse è la lezione più importante di questa storia.
Il 21 novembre 1531 si presentava alle porte di Zurigo il 27enne pastore e predicatore Heinrich Bullinger, costretto a fuggire da Bremgarten a seguito della battaglia di Kappel che aveva visto la vittoria dei Cantoni Cattolici su Zurigo e contado e la morte di Zwingli, il campione della Riforma Zurighese. Solo due giorni dopo Bullinger sarebbe stato invitato a predicare dal pulpito del Grossmunster. Il 9 dicembre, una volta riunitosi il Consiglio della Città, fu eletto all’uninanimità pastore capo di Zurigo, lui che era un umanista, un filsofo ma non un rinomato teologo, che non aveva (ancora) la caratura e il peso politico di Zwingli. Dopo la la batgalia di Kappel, l’elezione di una tale figura si imponeva alla città di Zurigo che mise come condizione per l’elezione che il nuovo predicatore non interferisse in affari secolari o di incombenza delle autorità civiche. Bullinger, però, dimostrò subito il suo polso e il 13 dicembre, allorquando apparve dinnanzi al Consiglio ribadì feramamente che i pastori avrebbero avuto come unico riferimento la Parola di Dio, avrebbero avuto da lui la libertà di ammonire le autorità cittadine sulla base della Sacra Scrittura, potendole criticare nei loro sermoni se queste avessero agito contrariamente ai dettami della Parola. Il nuovo leader della Chiesa Riformata di Zurigo iniziava da subito a mettere in chiaro la sua idea di interdipendenza tra autorità secolari e religiose.
Ma chi era Heinrich Bullinger? Egli era nato a Bremgarten (vicino a Zurigo ma ora nel Canton di Argovia) il 18 luglio 1504. Era il quinto e più giovane figlio del prete Heinrich Bullinger (detto il Vecchio) e di Anna Wiederkehr. La famiglia era illegittima, essendo il padre prete, ma era una famiglia molto unita e Heinrich crebbe in una atmosfera quanto mai serena. A 5 anni il padre volle mandarlo alla locale Trivialschule dove apprese la logica, la retorica e dove si parlava e scriveva unicamente in latino. All’età di 12 anni sapeva perfettamente conversare in latino e venne mandato a studiare alla Scuola Latina di Emmerich: una scuola molto severe dove si insegnava anche il Greco e si approfondiva lo studio del Padri della Chiesa e dei classici latini, il tutto in uno spirito religioso, secondo la Devotio Moderna. Riteniamo importante dire che il padre dava ad Heinrich il mantenimento solo per l’alloggio, non perchè non potesse permettersi di più, ma affinchè il figlio fosse abituato a far fronte alle difficoltà.
Nel 1519 lasciò Emmerich e si trasferì all’Università di Colonia, a quel tempo la più grande ed effervescente città della Germania dal punto di vista economico, intellettuale ed ecclesiastico. Qui approfondì le Arti Liberali, studiando Aristotele e Tommaso d’Aquino, ottenendo la laurea nel 1522. Colonia fu una importante tappa per lo sviluppo personale di Bullinger: si era infatti iscritto all’univeristà con l’idea poi di prendere i voti monastici, ma grazie allo studio degli umanisti ed in particolare dell’esegesi biblica, e ai dibattiti sulla neonata Riforma Luterana, cambiò idea. Specialmente si riteneva insoddisfatto delle risposte che otteneva dai Cattolici che rimandavano ai lavori di Pier Lombardo, così approfondì gli studi dei Padri della Chiesa, su tutti Ambrogio e Agostino, e poi la lettura diretta del Nuovo Testamento. Da questo studio umanista sul Nuovo Testamente gli derivò la convinzione che la redenzione giunge da Dio tramite Cristo e che quello che il cattolicesimo insegnava era superstizione senza Dio. Scrisse già del 1523 una breve opera teologica il “De Scrupiturae Negotio” in cui spiegava che la Parola di Dio non necessita di alcuna interpretazione e che essa sola porta alla conoscenza di Cristo, contenedo ogni insegnamento necessario alla fede cristiana essendo ogni altra tradizione supplementare inammissibile e superflua alla salvezza. Se la terminologia non era strettamente teologica, la sua formazione umanista gli conferiva un maggior pragmatismo.
Tornò così protestante a Bremgarten, figlio di un prete cattolico in una città dove la sola chiesa era quella cattolica. Tuttavia l’abate del monastero Cistercense di Kappel, Wolfgang Joner, era un umanista e riconobbe nel giovane Bullinger un intelletto non indifferente e gli offrì il ruolo di maestro alla scuola monastica esonerandolo dalla Messa Cattolica. Insegnava logica, retorica latino e grammatica, ma teneva anche lezione di esegesi del Nuovo Testamento leggendolo in lingua volgare. Era il 1523, ed egli fu ilprimo in Svizzera, dua anni prima di Zwingli, ad insegnare il Nuovo Testamento in volgare. La vicinanza del Monastero a Zurigo, il costante lavoro di Bullinger e le speranze deluse per una riforma interna del cattolicesimo che animavano Joner, fecero sì che nel giro di 4 anni si rimuovessero le immagine sacre, venisse abolita la Messa Cattolica, che i monaci dismettessero i loro abiti e che il monastero venisse ceduto alla città di Zurigo. Bullinger rimase a Kappel per 6 anni in cui si concentrò soprattutto sul problema dell’Ultima Cena: l’Eucarestia avrebbe dovuto essere celebrata come un atto di ricordo e ringraziamento. Non era una offerta sacrificale e ciò che veniva mangiato non erano relmente il corpo e il sangue di Cristo ma erano pane e vino che lo simboleggiavano. La presenza di Cristo non era dunque fisica ma spirituale. Il Patto di slavezza tra Dio e l’umanità era già avvenuto sulla Croce, pertnato non vi era necessità di renderlo ridondante con un altro atto sacrificale. Queste opinioni erano in comune con Zwingli con cui si era incontrato nel 1524 per la prima volta. I due divennero non solo compagni di confessione Riformata ma anche stretti amici e fu Bullinger, su invito di Zwingli, che nel 1525 disputò, avendo la meglio, con gli Anabattisti e che rappresentò Zurigo alla disputa di Berna nel 1528. La sua presenza a Zurigo gli permise di crearsi amici e contatti tra personalità civili e religiose: dunque quando vi cercò rifugio nel 1531 le autorità sapevano chi stavano accogliendo. A Zurigo, nel 1527, incontrò sua moglie Anna Adliscwyler, ex moanca con la quale dopo 2 anni di fidanzamento convolò a nozze nel 1529: la vita familiare di Bullinger avrebbe seguito l’esempio di famiglia cristiana di quella dei suoi genitori. Sempre nel 1529 la città di Bremgarten passò alla causa riformata insieme ad Heinrich il Vecchio. Bullinger divenne pastore della città per due anni perchè nel 1531 le guerre fratricide di religione portarono alla sconfitta di Kappel e al ritorno di Bremgarten al cattolicesimo. Riorniamo all’inizio della storia. Il pastore Bullinger dovette rifugiarsi a Zurigo.
Il primo compito che si imponeva a Bullinger era quello di stabilizzare la Riforma dopo la morte di Zwingli: ristabilire relazioni confidenziali tra autorità cittadine e la chiesa non era facile soprattutto se le premesse erano la non interferenza e la libertà di predicazione. La prima direttiva che egli diede al clero riformato era quella di porsi come obiettivo l’edificazine di una Comunità Cristiana tenendo presente che Cristo accolse tutti: pubblicani e prostitute. In questa ottica chiesa e stato dovevano essere complementari: la prima doveva occuparsi del benessere spiriruale e morale, il secondo della legge e dell’ordine con pragmatismo ma senza severità. Pertanto venne istituito il Sinodo cittadino co presieduto dal Sindaco e da Bullinger stesso e si procedette alla riforma della Prophezey, l’università di Zurigo fondata da Zwingli nel 1525, con un nuovo curriculum che prevedeva l’insegnamento anche delle scienze naturali. La città avrebbe fornito il necessario per il sostentamento del clero, dato che i vecchi beni ecclesiastici erano divenuti cittadini amministrando la città le vecchie proprietà. Bullinger fu molto attivo nel difendere la causa dei poveri, dei malati e dei rifugiati, esercitando costantemente il diritto di petizione al Consiglio Cittadino affinchè prendesse provvedimenti in loro favore. Tutto ciò ovviamente non poteva andare a discapito del suo ruolo di predicatore del Grossmunster. Predicava dal pulpito più volte a settimana e scrisse più di 7000 sermoni, oltre alla “Seconda Confessione Elvetica”, il cui concetto centrele era che “la predicazione della Parola di Dio è la Parola di Dio” essendo la chiesa una comunità di fedeli più che una istituzione poichè la salvezza è disponibile a tutti coloro i quali odono la Parola di Dio. Un estratto dei suoi sermoni, intitolato “Le Decadi” fu pubbliato in Svizzera, Inghilterra, Germnaia e Francia e la lettura di esso divenne obbligatoria per il vicari anglicani.
Un altro compito che attendeva Bullinger era la costruzione di una unità della Riforma all’interno della Confederazione Elvetica. Infatti la chiesa riformata era divisa in Luterani, Zwingliani, Calvinisti e altre confessioni: tutte ambivano ad un ritorno alle radici della cristianità ma poi bisognava trovare un punto di incontro a livello teologico e politico. Bullinger sapeva che una riforma divisa avrebbe rischiato di individualizzarsi eccessivamente, non sopravvivendo a lungo. Perciò continuò da Zurigo e a scrivere incessanetemente lettere e missive ai più importanti riformatori svizzeri e tedeschi,per supportarsi vicendevolmente, scambiarsi idee e trarre spunto gli uni dagli altri. In particolare fu molto ricca e profittevole la corrispondenza con Calvino a Ginevra e Haller a Berna. Con Haller i punti di incontro furono sia teologici che politici, mentre con Calvino si giunse ad un accordo sull’Ultima Cena (Calvino ammise che l’Ultima Cena deriva il suo potere salvifico dalla fede dei partecipanti mentre Bullinger accordò la presenza e il potere dello Spirito Santo attraverso una unione mistica) ma non dal punto di vista politico (Calvino era infatti a favore dellla totale separazione tra stato e chiesa). Nulla invece fu possibile sul versante luterano: come si evince dalla corrispondenza con Bucero non si riuscì a trovare una mediazione tra la concezione della consustanziazione e la prevalenza del momento comunitario del ricordo di matrice zwingliana.
Bullinger deve però essere iscritto a pieno titolo come padre della Riforma non solo svizzera ma europea. Egli infatti teneva corrispondenza con tutti i maggiori centri riformati d’Europa , monitorando gli sviluppi politici e confessionali dei vari territori. Nellle sue più di 12000 epistole, dirette in Ungheria, Polonia, Germania, Francia, Inghilterra e Scozia egli proponeva alle comunità protestanti un modello poco incline al denominazionalismo e le esortava a lavorare per l’unità a prescindere da differenze dogmatiche, invitando sia i cattolici che i protestanti a mostrarsi tolleranti delle rispettive confessioni. Gli sforzi per una politica di tolleranza di Bullinger furono vani soprattutto all’interno della Confederazione, dove cattolici e riformati continuavano a porre paletti e divieti,nei rispettivi cantoni, alle confessioni altrui. Fu solo nel 1566 che per via degli eventi politici del Platinato Renano la “Seconda Confessione Elvetica” venne dichiarata confessione comune a Zurigo, Berna, Sciaffusa, San Gallo, Coira e Mulhouse. In essa si dichiarava che solo la fede basata sulla Parola di Dio e sulle sue promesse era veicolo di Grazia e che Cristo non ha bisogno di mediazioni ulteriori essendo già egli stesso mezzo di salvezza. Là dove Cristo è predicato, lì è una Chiesa. Dopo quella data la Confessione ebbe 120 edizionie fu tradotta in 13 lingue essendo la base, tuttora della Chiesa Riformata d’Ungheria.
Il profilo di Bullinger non sarebbe completo se non si menzionasse il suo ruolo di storico, oltre che quello di teologo, umanista e politico. Era abitudine del predicatore del Grossmunster annoatre scrupolasamente non solo le risoluzioni del Sinodo cittadino, ma anche i maggiori fatti ed eventi di cui veniva a conoscenza. Questo suo cronachismo, accompagnato alla sua visione teologica della storia come storia della salvezza dell’uomo in cui Dio gioca un suo proprio ruolo, portarono Bullinger a scrivere una storia di 14 volumi sulla città di Zurigo e sulla Confederazione Elvetica tra il 1572 e il 1574, convinto come era che una storia della salvezza avrebbe potuto essere scovata più facilmente indagando la storia della propria terra natia e in particolare nelle vicende della Chiesa Riformata di Zurigo di cui aveva già scritto la storia nel 1567.
Bullinger morì nel 1575 dopo aver patito numerosi lutti familiari e la chiesa di Zurigo perse il suo poliedrica e attento duca cui non si riuscì a trovare un altrettanto capace e costante successore. Il ruolo di città elvetica guida della Riforma passò così a Ginevra, Bullinger stesso finendo quasi nel dimenticatoio